Domande e dubbi

LA MISURA DEL TEMPO, di Gianrico Carofiglio, Einaudi 2019

Romanzo di genere giudiziario, in cui si intrecciano la vicenda processuale seguita dall’avvocato Guerrieri  con il tema etico del dubbio e della verità, non solo del suo ruolo professionale. Domande e dubbi sono le fondamenta del pensare umano, della conoscenza e della consapevolezza che ognuno deve avere in ogni situazione che comporti conseguenze per gli altri e per se stesso.

Un aspetto del romanzo che mi ha molto colpito è il ritorno ai ricordi di gioventù, agli anni ottanta. Mi ha fatto ricordare idee e atteggiamenti di allora, in un contesto culturale e sociale che oggi non c’è più. Mi ha aiutato a ritrovare la memoria di avvenimenti, situazioni e persone con cui ho condiviso brevi o lunghi periodi di vita, entusiasmanti, dolorosi, tristi, gioiosi. Da quei ricordi del passato, accostati al sentire e pensare del presente, può emergere una immagine dei cambiamenti personali, e una consapevolezza malinconica che rappresenta l’unica e incerta misura del tempo. 

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CarofiglioLa natura è moralmente neutra. Comprende cose meravigliose e cose spaventose. Non fa differenza fra bene e male. In natura non esistono né premi né punizioni, solo conseguenze.” (p. 115)

Non bisogna decidere in fretta: quando si prendono decisioni che coinvolgono interessi rilevanti bisogna pensare lentamente.” (p.116)

dobbiamo ricordarci che l’uomo è un animale non molto bravo a fare previsioni.” (p.117)

La funzione dell’avvocato è garantire che nessuno venga condannato in base a procedure scorrette, e la sintesi di questa funzione è in ciò che potremmo definire «l’atto del domandare dubitando». Porre domande, agli altri ma soprattutto a se stessi, dubitando delle verità e delle regole all’apparenza consolidate. In ogni ambito – regole e fatti – come un esercizio dei nostri muscoli intellettuali ed etici. Non dando nulla per scontato.” (p. 118)

Il nostro compito è trovare le soluzioni per i casi che di volta in volta ci si presentano. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che la capacità di trovare le risposte e le soluzioni ai conflitti si basa sulla capacità di convivere con l’incertezza, con l’opacità del reale.”

“Il poeta inglese John Keats la chiamava «capacità negativa». Per lui era la dote fondamentale dell’uomo in grado di conseguire risultati autentici, di risolvere davvero i problemi. Keats chiamò «negativa» questa capacità per contrapporla all’atteggiamento di chi affronta i problemi alla ricerca di soluzioni immediate, nel tentativo di piegare la realtà al proprio bisogno di certezze.”

“Cercare subito un’interpretazione univoca da cui far discendere una soluzione immediata e rassicurante è, nella maggior parte dei casi, un comportamento automatico e, in definitiva, un espediente per sottrarsi al dovere di pensare.”

“Al contrario per Keats, accettando l’incertezza, l’errore, il dubbio è possibile osservare più in profondità, cogliere il dettagli, porre nuove domande, anche paradossali e dunque allargare i confini della conoscenza e della consapevolezza.” (p. 119)

in ogni attività, in ogni lavoro, è salutare di tanto in tanto mettere un punto interrogativo ad affermazioni che abbiamo sempre dato per scontate.” (p.120)

“Per alcuni il discorso che avevano appena sentito era una roba da avvocati (nell’accezione negativa del termine), un modo per immaginare ostacoli più o meno sofisticati rispetto alla possibilità — alla missione — di andare nel mondo, rimuovere i torti e fare giustizia. A tutti i costi. Inutile dire che questi missionari sono quelli che condividono con gli imbecilli il primato per il maggior numero di danni prodotti. Alcuni irreparabili.” (p.120)

“L’invecchiamento non è un processo lineare. Così come il tempo non è un’entità lineare. Non è un entità comprensibile. Nessuno lo capisce davvero. Nessuno è capace di definirlo. Provate a parlare del tempo senza usare alcuna metafora, dice un famoso linguista. Vi ritroverete a mani vuote. Il tempo sarebbe ancora tempo, per noi, se non potessimo sprecarlo o programmarlo? Possiamo solo dire qualcosa sul fatto che va grosso modo in una direzione e che la destinazione finale è nota.” (p.272)