La teoria del romanzo, di Gyorgy Lukacs, scritto tra il 1914 e il 1915, pubblicato nel 1920.
(il segreto della grecità)… “il greco conosce solo risposte, non conosce domande; conosce soltanto soluzioni (ancorché per lui incomprensibili) , ma nessun enigma; conosce solo forme, ma non caos che sia.”
“non sussiste per la Grecia nessuna vera contrapposizione fra storia e filosofia della storia; i greci percorrono nella storia tutti gli stadi che corrispondono alle grandi forme a priori; la storia della loro arte è una metafisica-genetica, l’evoluzione della loro cultura una filosofia della storia. All’interno di questo cammino si compie l’estraniazione della sostanza dalla assoluta immanenza nella vita quale Omero la descrive e si giunge all’assoluta ma attingibile e intelligibile trascendenza di Platore. Questi due momenti… sono le grandi forme paradigmatiche atemporali della rappresentazione del mondo: epos, tragedia e filosofia.”
“Il romanticismo tedesco, se pur non sempre ha chiarito fino in fondo il concetto di romanzo, lo ha tuttavia collegato strettamente con la categoria del romantico. E ciò a ragione, perché la forma del romanzo è – come nessun’altra – espressione della mancanza di una patria trascendentale.”
“La grande epica ritrae la totalità estensiva della vita, il dramma la totalità intensiva dell’essenzialità.”
“L’epopea e il romanzo, le due oggettivazioni della grande epica, si differenziano l’una dall’altra non già per una diversa intentio creatrice, bensì per la diversa realtà storico-filosofica che si offre loro come materia di elaborazione e oggetto della raffigurazione.”
“Nel romanzo l’etica è presente e visibile come tensione che investe ogni particolare della raffigurazione: costituisce parte integrante dell’opera stessa.”
“Il romanzo non è che un sintomo della contingenza; illustra semplicemente una situazione di fatto assunta nella sua particolarità… la forma esteriore del romanzo è essenzialmente biografica.”
“Il romanzo inscrive il centro essenziale della sua totalità entro lo spazio compreso fra il suo inizio e la sua fine, e con ciò innalza l’individuo all’altezza infinita di colui che mediante la propria vita ed il proprio esperire deve creare un intero mondo e, creatolo, deve mantenerlo in equilibrio: ad un’altezza cui mai l’individuo epico può giungere, neppure quello dantesco… In forza di questa sua avulsione e di quel suo distacco l’individuo è però ridotto a mero strumento, e la sua posizione centrale ed egemone trova la propria giustificazione nell’essere egli atto ad evidenziare una determinata problematica del mondo.”
“Il romanzo è l’epopea del mondo disertato dagli dei: la psicologia dell’eroe del romanzo è il demoniaco… L’animus del romanzo è … il divorzio di interiorità e avventura.”
“È dunque l’ironia ciò che fonda l’oggettività del romanzo.”
“L’ironia come auto-abolizione della soggettività che ha percorso tutta se stessa è la più alta libertà possibile in un mondo senza dio. L’ironia è pertanto non solo l’unica possibile condizione a priori di un’autentica oggettività creatrice di totalità, ma anche solleva questa totalità – il romanzo – a forma rappresentativa di un’epoca nel momento in cui le categorie strutturanti del romanzo pervengono a fornire il calco costitutivo di quello stadio della storia del mondo.”
“Cervantes, cristiano credente e patriota ingenuo e fedele, ha colto nella sua opera l’essenza più profonda di questo demonismo, ravvisandola nel fatto che il più puro eroismo è necessariamente condannato a diventare grottesco e la fede più incrollabile a mutarsi in folle delirio.”
“nella sua corsa il tempo può scavalcare l’eterno.”
“I romanzi d’avventura che hanno semplicemente adottato la sua forma artistica sono diventati altrettanto vuoti di idee quanto i suoi immediati predecessori, i romanzi cavallereschi.”
“La grandiosa intentio artistica di Tolstoj… è tutta tesa alla rappresentazione di una vita che affonda le proprie radici di una comunità di uomini che sentono allo stesso modo, semplici e intimamente partecipi del mondo della natura: un vita tutta scandita dal grandioso ritmo della natura…”
“…in Tolstoj la natura è intesa nella sua più intima essenza, proprio come natura e in quanto tale contrapposta alla Kultur.”
“Una totalità di uomini e di avvenimenti è possibile solo terreno della Kultur… Pertanto, ciò che – sia come supporto che come concreto materiale contenutistico – costituisce l’elemento decisivo delle opere epiche di Tolstoj, appartiene a quel mondo stesso della Kultur che egli respinge come problematico. Poiché però la natura, ancorché non possa assurgere a totalità perfetta e compiuta nell’immanenza, è pur sempre alcunché di oggettivamente esistente, nell’opera si instaurano due piani di realtà … tale reciproco rapporto dei due piani di realtà non può essere altro se non l’itinerario che dalla Kultur conduce alla natura.”
“L’amore come pura forza della natura – l’amore come ardore e passione – è bandito dal regno della natura tolstoiana… (per Tolstoj) l’amore come matrimonio, come unione, come principio generatore di vita.”
“Tolstoj deve essere considerato l’ultimo erede del romanticismo europeo.”
“Dostoevskij non ha scritto romanzi, non ha nulla a che vedere con il romanticismo dell’Ottocento europeo… Dostoevskij appartiene al nuovo mondo.”
Annotazione: nel testo, Lukasc usa spesso la parola “virile”. Non posso dire nulla della traduzione. Il termine “virile”, secondo un’analisi recente, ricorre in modo più frequente nel linguaggio (scritto) nei periodi di guerra e di conflitto armato. “La teoria del romanzo” è stato scritto all’inizio della prima guerra mondiale.