E’ sempre così, le novità provocano reazioni diffidenti in molti, curiosità nei più giovani e ragionamenti rassicuranti in altri. Sono questi ultimi a infastidirmi perché spesso finiscono nel tempo col determinare l’effetto opposto.
Mi dà un po’ di noia anche l’atteggiamento di chi vuole sempre spiegare tutto, ricorrendo a giri di parole, metafore gratuite e princìpi tutti da dimostrare.
E’ un po’ il caso di questa “riflessione” che ho letto nella rete.
“La Rete è una rivoluzione, è vero. Tuttavia è una rivoluzione antica, con salde radici nel passato: replica antiche forme di trasmissione del sapere e di vivere civile, ostenta nostalgie, dà forma a desideri antichi. La Rete non è solo intreccio di rami, ma anche di radici. Presa dal commento del nuovo, forse la nostra capacità di riflessione non ha ancora maturato un’indagine accurata su come e quanto internet non sia solo luccicante e innovante presente o futuro, ma anche luogo e forma di passato, desiderio, nostalgia, espressione di valori antichi quanto l’essere umano.” Antonio Spadaro
E’ come leggere il nuovo attraverso la lente del passato; come il voler credere che tutto esiste da sempre (o da quando Dio l’ha voluto, per i credenti); come se il futuro fosse solo una rilettura del passato. Non è difficile trovare analogie tra la pagina web e il papiro, o tra il blog e il diario di viaggio dell’uomo-emigrante, o tra le icone e i geroglifici.
Bello il richiamo che Spadaro fa alla Biblioteca di Babele di J-L Borges. Ma vorrei ricordare lo stesso Aleph di Borges. In queste parole è racchiuso qualcosa del prossimo futuro:
“Il diametro dell’Aleph sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse.”
Dopo l’Internet verrà una nuova tecnologia di comunicazione, e ci sarà ancora qualcuno che riscoprirà le antiche radici e ci spiegherà che vi è continuità nell’esistenza dell’Umanità. Ma che metafora è quella dell’albero con le radici? Ci sono piante che non ne hanno: e questo significa qualcosa? La Rete non è un albero. L’Internet non è nulla di antico, e neppure di naturale. Non è una rivoluzione antica. Non ci sono rami e radici, ma relazioni policentriche tra persone che sanno creare e utilizzare tecnologie per la comunicazione. Oggi, interpretare l’Internet come un “volumen” o un “diario di bordo” è insufficiente se penso all’ipertesto o ai weblog.
Quando la sociologia si fa ideologia (o teologia) mi sembra che neghi l’oggetto stesso della sua ricerca. La rete non è una conquista dell’Umanità, ma di quella parte che governa le tecnologie della comunicazione.
Spiegare il futuro ricorrendo al passato mi sembra solo un modo per distogliere lo sguardo e non capire quanto sia dannatamente importante e appassionante l’orizzonte.