“Tutta vele e cannoni una nave pirata al molo sarà”, così Milva cantava (1971) “Jenny dei pirati” dall’Opera da Tre Soldi di Bertold Brecht e Kurt Weil.
“Vele e cannoni” di Carlo M. Cipolla, 2011 (originale in inglese 1965)
La tesi del libro è semplice: l’espansione europea dopo il 1400 è resa possibile dalle innovazioni tecniche. Due invenzioni in particolare, il veliero e il cannone, danno ai paesi che li usano un vantaggio di potenza e di immagine che sarà fondamentale per la crescita commerciale, produttiva e militare dei secoli successivi.
“Nell’imparare le arti più perniciose, così pronte e geniali sono le menti degli uomini.” (Petrarca, De Remediis)
I cannoni
L’uso di cannoni in europa risale ai primi decenni del trecento ed entro la fine del secolo i cannoni diventano una parte importante di tutti gli eserciti. Inizialmente i cannoni ebbero un ruolo negli assalti a città, castelli o fortezze, forse più per un effetto “terrore” che suscitavano, che non per una reale devastante efficacia. La prima tendenza, infatti, fu quella di costruirli sempre più grandi e imponenti, ma i risultati dal punto di vista militare non erano sempre garantiti. A volte i cannoni esplodevano, o si rompevano al primo colpo. Le conoscenze tecniche in campo siderurgico erano limitate così come erano limitate le risorse materiali e gli artigiani che sapevano trattare i metalli.
Due tecniche di fabbricazione: ferro battuto e bronzo fuso. La prima era la meno costosa ma non dava risultati soddisfacenti: si univano barre di ferro con legature e saldature e l’otturazione posteriore non era mai sicura. La fusione del ferro era una tecnica conosciuta ma i pezzi colati erano facilmente soggetti a fratture pericolose. Si dovrà aspettare l’ottocento per avere delle fusioni in acciaio molto resistenti.
La tecnica di fusione del bronzo era la più ricercata, perché permetteva la costruzione di cannoni ad avancarica molto efficaci e più resistenti. Si sviluppa più facilmente dove era già presente una produzione di campane per le chiese.
Ma i cannoni in bronzo erano molto più costosi perché rame e stagno non erano facilmente reperibili. L’Inghilterra disponeva soprattutto di ferro. La Spagna e la Germania, invece, avevano stagno, rame, e altri metalli usati nella fusione.
Tuttavia, l’Inghilterra riuscì a migliorare la tecnica di fusione del ferro (forse dipendeva dalla quantità di fosforo contenuto nella materia prima) e ad ottenere cannoni di calibro più piccolo e meno costosi, usati solitamente sulle navi private ma con grande diffidenza.
L’ingaggio di un buon artigiano da un altro paese poteva diventare un elemento vincente, anche se le tecniche conosciute erano molto sperimentali e personali.
I cannoni che escono dalle prime fonderie del trecento e quattrocento hanno qualità tecniche molto diverse: i cannoni in bronzo erano più affidabili, più resistenti e meno pesanti, erano preferiti da chi doveva andare in battaglia. Le palle in bronzo erano usate anche con i cannoni in ferro perché offrivano un minore attrito. I cannoni in ferro erano meno costosi, ma anche meno sicuri per gli artiglieri.
Il problema delle palle: ogni cannone era diverso dagli altri. Solo nel settecento si arrivò a una standardizzazione dei pezzi e delle palle.
Un problema per la fusione era il carbone di legna. L’eccessivo sfruttamento dei boschi portò a una deforestazione così grave da mettere in crisi la produzione metallurgica (oltre alla costruzione di case ed edifici). Dalla metà del seicento comincia lo sfruttamento del carbon fossile.
La prima a svilupparsi è l’artiglieria pesante, che in diverse occasioni diventa inutilmente enorme. Difficili da manovrare e da caricare, pericolosi per chi è vicino, i cannoni di grandi dimensioni hanno un effetto devastante sulle fortificazioni e psicologico sulla popolazione. Alla fine del XVI secolo si cominciò a riconoscere la differenza tra artiglieria da campagna e quella da assedio.
Durante la seconda metà del XV secolo la domanda di cannoni aumentò per effetto delle guerre collegate alla formazione dei grandi stati nazionali. Il commercio di cannoni divenne una attività molto redditizia. I centri maggiori erano Norimberga, Lione, Bolzano, Anversa. I prodotti di qualità migliore provenivano da Germania, Venezia. I migliori clienti furono gli olandesi che oltre a produrne, ne importarono da tutti i paesi limitrofi, per continuare la guerra contro la Spagna. Nel seicento Amsterdam divenne il principale mercato di armi in Europa.
“La guerra mostra nuovi toni tragici, al rosso del sangue si mescola