Horkheimer: scienza ragione

Osservazioni sulla scienza e la crisi (1932), in Teoria critica di Max Horkheimer
horkheimer_max1. La teoria marxiana della società annovera la scienza tra le forze produttive umane… fattore del potere intellettuale degli scienziati…essa rappresenta anche un mezzo di produzione.

2. Il fatto che la scienza collabori al processo della vita sociale come forza produttiva e mezzo di produzione non giustifica affatto una gnoseologia pragmatistica.

Il controllo della verità di un giudizio è qualcosa di diverso del controllo della sua importanza pratica. Il rifiuto del pragmatismo non giustifica però la separazione positivistica della teoria e della prassi. Tale separazione è a sua volta un fenomeno storico.

3. la scienza appare come uno dei numerosi elementi di quella ricchezza sociale che non adempie all sua destinazione… Le conoscenze scientifiche condividono la sorte delle forze produttive e dei mezzi di produzione… Come dimostra il decorso di crisi precedenti, l’equilibrio economico si ristabilirà solo a condizione di una notevole distruzione di valori umani e oggettivi.

4. Per mascherare le cause della presente crisi, si dichiarano responsabili di essa proprio quelle forze che lavorano per migliorare i rapporti umani, e anzitutto lo stesso pensiero razionale, scientifico.

La teoria secondo cui l’intelletto è solo uno strumento utile per gli scopi della vita quotidiana, ma deve ammutolire davanti ai grandi problemi e cedere il passo alle più sostanziali potenze dell’anima, ha la funzione di distoglierlo dall’occuparsi teoricamente della società nel suo complesso.

5. Nella misura in cui al posto di un interesse per la società migliore, da cui era stato ancora dominato l’illuminismo, subentrò lo sforzo di fondare l’eternità di quella presente, nella scienza si introdusse un fattore di impedimento e di disorganizzazione … le cause di tante carenze non risiedono affatto nella scienza stessa, ma nelle condizioni sociali che ostacolano il suo sviluppo e che sono entrate in conflitto con gli elementi razionali immanenti alla scienza.

6. Inadeguatezza dei metodi meccanicistici…crisi interna della scienza. Essa si aggiunge all’insoddisfazione di carattere esterno che la scienza ha suscitato perché non ha saputo mitigare la generale miseria.

7. Anche la scienza è ideologia se conserva una forma che impedisce di scoprire le cause reali della crisi.

Quando una società è messa in pericolo dalle tendenze ad essa immanenti, aumentano le energie dirette alla conservazione dell’ideologia, e infine sono radicalizzati i mezzi per difenderla con la violenza… All’interno della scienza di tale periodo il momento ideologico suole manifestarsi, piuttosto che nella presenza di giudizi falsi, nella sua mancanza di chiarezza e di orientamento… e soprattutto in ciò di fronte a cui chiude gli occhi.

8. Oggi l’attività scientifica offre un’immagine della contraddittorietà dell’economia. …dispersione e sperpero di energie intellettuali.

9. La teoria della connessione del disordine culturale con i rapporti economici e i contrasti di interesse che ne derivano non dice nulla sul grado di realtà o sul supporto gerarchico dei beni materiali e spirituali.

10. La crisi della scienza può essere compresa solo a partire dalla giusta teoria della situazione sociale che in quanto tale rispecchia, oggi, le contraddizioni della società.

Dall’introduzione alla ristampa del 1968 (riluttanza a ripubblicare) : “La volontà rivoluzionaria proletaria si è ormai trasformata da tempo in attività immanente alla società, adeguata alla realtà. Almeno quanto a coscienza soggettiva, il proletariato è integrato.”

 


 

horkheimer-1934Eclisse della ragione, M. Horkeimer, Einaudi 1969

“La crisi odierna della ragione consiste fondamentalmente nel fatto che a un certo punto il pensiero è diventato incapace di concepire una tale oggettività, o ha cominciato a negarla affermando che si tratta di un’illusione. Il processo si è allargato gradualmente fino ad investire il contenuto oggettivo di tutti i concetti razionali; alla fine nessuna realtà particolare può essere considerata ragionevole in sè; tutti i concetti fondamentali, svuotati del loro contenuto, hanno finito per essere solo involucri formali. Soggettivizzandosi, la ragione si è anche formalizzata. Il formalizzarsi della ragione ha implicazioni teoriche e pratiche di vasta portata. Per la concezione soggettivistica, il pensiero non può essere di nessuna utilità per stabilire se un fine è desiderabile in sè. La validità degli ideali, i criteri delle nostre azioni e convinzioni, i principi basilari dell’etica e della politica, tutte le nostre decisioni fondamentali son fatti dipendere da fattori diversi dalla ragione: da una scelta, da una predilezione soggettive.” (p. 24)

“Avendo rinunciato alla sua autonomia, la ragione è diventata uno strumento. Nell’aspetto formalistico della ragione soggettiva, sottolineato dal positivismo, è messa in rilievo la sua indipendenza dal contenuto oggettivo: nell’aspetto strumentale sottolineato dal pragmatismo, è messo in rilievo il suo piegarsi a contenuti eteronomi. La ragione è ormai completamente aggiogata al processo sociale; unico criterio è diventato il suo valore strumentale, la sua funzione di mezzo per dominare gli uomini e la natura.” (pag. 25)

“L’arte non ha più nessun rapporto con la verità, non più della politica o della religione.” (p. 41)

“L’intelletto umano, che ha origini biologiche e sociali, non è un’entità assoluta isolata e indipendente: è stato dichiarato tale solo in conseguenza della suddivisione sociale del lavoro e al fine di giustificare quest’ultima sulla base della pretesa costituzione naturale dell’uomo. (p. 52)