Protagora e Russell: Entrambi scettici e così diversi
Citazioni da: Storia della filosofia occidentale, Bertrand Russell, Longanesi 1966
Protagora Abdera, 486 – mar Ionio, 411 p.e.v.
«Riguardo agli dèi, non sono sicuro né che vi siano né che non vi siano, né di come siano di aspetto; vi sono infatti molte cose che impediscono una sicura conoscenza in proposito, e principalmente l’oscurità del soggetto e la brevità della vita umana». (p.118)
È noto principalmente per la sua teoria che «l’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono». Ciò viene interpretato nel senso che ciascun uomo è la misura di tutte le cose e che, dato che gli uomini differiscono, non c’è una verità oggettiva in virtù della quale uno ha ragione ed uno ha torto. La dottrina è essenzialmente scettica ed è presumibilmente basata sulla « fallacia» dei sensi.
La mancanza di fede nella verità oggettiva fa sì che, nel campo pratico, la maggioranza sia arbitra di ciò che bisogna credere. Quindi Protagora era portato a una difesa della legge, delle convenzioni e della morale tradizionale. Pur non sapendo, come abbiamo visto, se gli dèi esistessero, era però certo che dovessero essere adorati. Questo punto di vista è evidentemente giusto per un uomo il cui scetticismo teorico è logico e conseguente. (Russell p. 119)
Entro certi limiti, per quanto sia impossibile dire fino a che punto, l’odio che i sofisti suscitavano, non soltanto tra il pubblico, ma in Platone e nei filosofi successivi, era dovuto al loro metodo intellettuale. La ricerca della verità, quando è sincera, deve ignorare le considerazioni morali; non possiamo sapere in anticipo se la verità si rivelerà identica a ciò che è considerato edificante in una data società. I sofisti erano pronti a seguire un ragionamento dovunque esso potesse condurli. Spesso li conduceva allo scetticismo. (Russell p.120)
Platone è sempre impegnato a difendere dei punti dl vista capaci di rendere la gente, secondo lui, virtuosa; egli non è quasi mai intellettualmente onesto, perché giudica le dottrine solo dalle loro conseguenze sociali. E anche a questo riguardo, non è onesto: pretende di seguire il ragionamento giudicando secondo schemi puramente teoretici, mentre in realtà forza la discussione per condurla a un esito edificante. Fu lui a introdurre nella filosofia questo vizio tuttora attuale. Fu probabilmente la sua accanita ostilità verso i sofisti a dare questo carattere ai suoi dialoghi. Uno dei difetti di tutti i filosofi da Platone in poi è che la loro indagine etica parte dal presupposto di conoscere già la conclusione da raggiungere. (Russell p.121)