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Adriana Barbara Carlotta Daniela Elisabetta Federica Gabriella e a quel punto la discussione fra mio padre e mia madre si fece accesa.
Dovevano decidere il mio nome: ormai mancavano pochi giorni alla mia nascita. Purtroppo la loro intesa era crollata, forse per stanchezza e delusione o perché erano cambiati loro stessi durante la lunga attesa di avere un figlio maschio.
La mamma non voleva più saperne di quella “stupida idea” di seguire l’ordine alfabetico. E poi i nomi che iniziano con la lettera “H” non gli piacevano. Ci manca solo quello in questa casa, disse con un tono di voce molto arrabbiato.
Papà non cedeva facilmente, ed a volte neppure cedeva. Invitò le sorelle ad uscire in giardino, perché era una bella giornata da gustare all’aperto. (E’ rimasta una sua caratteristica quella di usare la parola gustare, anche nei discorsi più lontani dalla cucina.)
Adriana, che allora aveva undici anni rideva ogni volta che papà pronunciava quella parola. Barbara, anche se non capiva, rideva pure lei per non sembrare più piccola. Carlotta, invece, diventava serissima perché intuiva che per lei ci sarebbe stata ancora meno attenzione. Daniela scompariva, diventava parte dell’arredamento della stanza. Elisabetta era spesso distratta e Federica giocava con il suo piede. Gabriella in quel momento dormiva: che sollievo!
Vennero gentilmente sospinte da papà in giardino con la promessa che le avrebbe raggiunte per giocare con loro. Uscirono dalla porta finestra, tutte tranne Gabriella che dormiva, e Federica di cui, come al solito, nessuno notava la presenza.