Ho visto Cartesio nelle opere di Sol LeWitt. Il dualismo Spirito e Materia, Intelletto e Mondo, che Cartesio mette a sostegno del suo sistema filosofico, lo ritrovo anche nel lavoro artistico di Sol LeWitt: idea e oggetto sono separati nell’opera d’arte concettuale.
… works are not seen as objects. The work is a manifestation of an idea. It is an idea and not an object. (Studio International, 1969)
L’idea è un processo di pensiero che l’artista definisce attenendosi a leggi astratte e regole soggettive, ma senza alcuna oggettività, se non quella dell’intuizione che è evidente e reale solo a opera terminata.
Ideas are discovered by intuition. What the work of art looks like isn’t too important. It has to look like something if it has physical form. No matter what form it may finally have it must begin with an idea. It is the process of conception and realization with which the artist is concerned. Once given physical reality by the artist the work is open to the perception of all, including the artist. (I use the word perception to mean the apprehension of the sense data, the objective understanding of the idea, and simultaneously a subjective interpretation of both). The work of art can be perceived only after it is completed. Paragraphs on Conceptual Art, 1967 – PDF
Il percorso cognitivo, secondo Cartesio, si fonda sulle idee che Dio ha messo in ogni uomo, ma solo una mente razionale, e libera dagli inganni della percezione e dai pregiudizi, può comprenderle in modo chiaro e distinto.
Il percorso creativo di LeWitt inizia da una intuizione e si sviluppa concettualmente fino alla realizzazione dell’idea che resta però distinta dall’oggetto.
Non è proprio la stessa cosa, ma entrambi considerano questo dualismo fra intelletto e mondo, fra pensiero e materia, la condizione necessaria per arrivare l’uno alla vera conoscenza e l’altro all’arte. Inoltre, entrambi considerano la realizzazione delle cose come un processo razionale disgiunto dalle cose stesse.
Restano le differenze che sono tante, e molte sono dovute all’epoca e al contesto culturale. Una in particolare mi sembra importante: il ruolo della coscienza soggettiva e individuale./p>
Dal sistema filosofico di Cartesio emerge una soggettività timida, incapace di sostenere la razionalità del pensiero e del creato senza mettere in mezzo Dio.
La soggettività dell’artista LeWitt è dichiarata, libera dai dogmi della religione e dai vincoli sperimentali delle scienze. I suoi trattini, i segmenti, le linee, le strutture, i volumi, mi proiettano in una dimensione geometrica e architettonica completamente slegata dagli oggetti. LeWitt scopre e crea un mondo soggettivo: tutto si risolve nella mente dell’artista. L’opera, l’idea dell’opera, invece continua nel tempo confrontandosi con i cambiamenti del contesto e delle idee.
Un artista, dunque, non è un filosofo e tantomeno uno scienziato, LeWitt pensa che l’arte concettuale non possa essere una semplice illustrazione di un sistema filosofico e che neppure sia necessariamente logica.
The philosophy of the work is implicit in the work and it is not an illustration of any system of philosophy.
Non solo: l’interpretazione, che ne dà l’osservatore, è sempre soggettiva perché l’artista non conosce e non controlla la percezione dello spettatore.
It doesn’t really matter if the viewer understands the concepts of the artist by seeing the art. Once it is out of his hand the artist has no control over the way a viewer will perceive the work. Different people will understand the same thing in a different way.Paragraphs on Conceptual Art, 1967 – PDF
Lewitt sottolinea l’importanza del processo di creazione artistica e di ogni passaggio della realizzazione, a tal punto che anche gli esecutori hanno un ruolo determinante per l’opera, ma sempre a partire da un’idea che è quella! indipendentemente dalla sua particolare realizzazione.
L’oggettività dell’opera d’arte dipenderebbe, dunque, dalla riproduzione coerente dell’idea che sta alla base dell’opera stessa: la realizzazione è delimitata dalla ideazione e non il contrario.
Siamo lontano dalla riproducibilità di Walter Benjamin, che vedeva nella riproduzione tecnica dell’oggetto una nuova dimensione per l’opera d’arte nella società di massa. Secondo LeWitt, invece, la riproducibilità dell’opera non è l’oggetto ma l’idea dell’oggetto. Nel corso della sua attività artistica questo aspetto della riproducibilità diventa costitutivo dell’opera stessa. L’esistenza dell’idea nell’oggetto diventa l’evento che si ripete ogni volta diverso perché è la stessa idea che cambia e si sviluppa nel corso del tempo indipendentemente dall’autore. La distruzione dell’opera segna la fine dell’evento ma non dell’idea, che può di nuovo essere realizzata anche senza l’autore.
Il legame fra idea e oggetto artistico mi riporta a Cartesio che considera lo spazio come un volume sempre pieno (in cui i rapporti fra le parti sono deducibili secondo le regole della matematica), volume che coincide con la cosa che è oggetto della percezione. Anche LeWitt considera lo spazio come un volume, senza vuoti, in cui avviene una precisa costruzione geometrica dell’idea.
Space can be thought of as the cubic area occupied by a three-dimensional volume. Any volume would occupy space. It is air and cannot be seen. It is the interval between things that can be measured. The intervals and measurements can be important to a work of art. Sol LeWitt, Paragraphs on Conceptual Art, 1967 – PDF
L’aspetto razionale è caratteristico di quasi tutto il suo lavoro artistico, e sebbene sia più facile vederlo nell’oggetto, è nella complessità dell’ideazione che si rivela più importante. Basta vedere i suoi appunti. Basta guardare i suoi lavori e i suoi muri: razionali, immobili, regolari, ripetitivi, con limiti indefiniti, e infinitamente divisibili, eppure così sorprendenti. Sarebbero piaciuti a Cartesio che cercava la verità attraverso la precisione e l’astrazione del pensiero razionale.
La razionalità di LeWitt non è però meccanicistica e neppure una ricerca della perfezione com’era stato per Cartesio. È piuttosto il risultato di un percorso mentale soggettivo, che penso non sia privo di contraddizioni, salti e conflitti prima di arrivare, dall’intuizione iniziale, all’idea del progetto finito.
LeWitt è molto chiaro nel sostenere che l’arte non è solo quella concettuale. Ci sono tanti modi per fare arte, e il suo è quello che gli funziona meglio. Tutto lì.
I do not advocate a conceptual form of art for all artists. I have found that it has worked well for me while other ways have not. It is one way of making art; other ways suit other artists. Nor do I think all conceptual art merits the viewer’s attention. Conceptual art is good only when the idea is good. Sol LeWitt, Paragraphs on Conceptual Art, 1967
L’accostamento di Sol LeWitt a Cartesio, o viceversa, non dimostra che il pittore conoscesse il filosofo, ma se possiamo pensare che la filosofia di Cartesio sia alla base della moderna filosofia della scienza, perché non posso pensare che abbia influito, gioco di sponda, sull’arte moderna? Mi sembra, persino, che il dualismo cartesiano abbia trovato nell’Arte la consapevolezza di un distacco più netto dell’io dalla materia, e della sua capacità creatrice: cosa che la Scienza non è riuscita a fare, di sostituirsi a Dio.
Sol LeWitt, Paragraphs on Conceptual Art, 1967 – PDF
Sol LeWitt (The Museum of Art, Moma, 1978) – PDF
Sol Lewitt collection 1966-1999, 2010
Elenco opere – (artnet)
Foto di alcune opere esposte alla fondazione Carriero e al Moma
– – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –
A Sol LeWitt sarebbero piaciuti i disegni di Cartesio? Moltissimo!
E a Cartesio sarebbero piaciute le opere di Sol Lewitt? Moltissimo!