L’Adamant, documentario

L’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile, documentario realizzato da Nicolas Philibert (1951)

Un film che scorre con delicatezza e attenzione. Racconta di un centro diurno in cui si ritrovano persone che hanno disturbi mentali. Il luogo è un edificio galleggiante sulla Senna, nel cuore di Parigi, dove ogni giorno i pazienti svolgono attività creative e ricreative insieme a personale specializzato. Ma anche con l’aiuto di collaboratori esterni (artisti, musicisti, scrittori e registi…) impegnati in uno scambio che è sorprendente per i risultati molto intensi che questi “malati” possono dare.

Da una intervista a Nicolas Philibert:

“Nel caso dei pazienti psichiatrici, quello che ci raccontano, il loro modo di vedere il mondo, che ovviamente è molteplice e diversificato, ci rimanda molto a noi stessi, ai nostri difetti, alle nostre stesse crepe”

“bisogna dire che non mi precipito con la mia telecamera sulle persone quando sono nel mezzo di una crisi. I pazienti che vediamo nel film sono molto lucidi sul loro stato di salute, le loro difficoltà, la loro malattia, e ne parlano. Ma non filmo né loro né altri quando non stanno bene, quando sono particolarmente deliranti, quando si sentono perseguitati, ecc., cosa che può succedere. Mi astengo perché c’è un dopo.”

“ci sono persone che danno la sensazione di soffrire ma altre no, persone che hanno trovato una forma di equilibrio nella loro vita, che convivono con la loro malattia, che sono riuscite a domarla, ad accettarla. Questo equilibrio a volte ci può sembrare un po’ stravagante, quantomeno singolare, ma lì ci sono persone molto colte, molto lucide, spesso divertenti, anche se non è così per tutti. E poi, per tutta la vita, per tutti, ci sono alti e bassi, momenti più difficili, altri più sereni. Volevo che lo spettatore superasse alcuni di quei cliché che tutti abbiamo sulla malattia mentale: violenza, urla, ecc. Non è sempre così, ed è su questo che lavora il film: cambiare un po’ l’immagine e le rappresentazioni che spesso abbiamo della “follia”.”