Perfect days, Wenders

Hirayama (interpretato da Kōji Yakusho) pulisce i bagni pubblici nel quartiere di Shibuya. La sua vita è semplice, ripetitiva, sempre gli stessi gesti e le stesse persone, non solo nel lavoro. Ascolta la musica registrata con le cassette negli anni ottanta, cena sempre nello stesso locale, gira in bicicletta, legge un libro prima di addormentarsi e ogni giorno scatta una foto alle cime degli alberi del giardino in cui mangia un panino. Al mattino quando esce guarda il cielo. Tutta la prima parte del film è  chiusa in una costante ripetizione, giorno dopo giorno. Il tempo è una ruota. E la ruota sono i bagni sempre perfetti di Tokio

«Gli piace ciò che fa e fa solo ciò di cui ha bisogno, non ha la televisione, non ha internet, legge, ascolta musica… possiede solo ciò di cui ha assoluto bisogno: quindi la riduzione è il segreto della sua felicità» ha spiegato Wim Wenders.

Niente sembra accadere finché appaiono altri personaggi che lo spingono fuori dalle proprie abitudini. La ragazza che vuole ascoltare le sue vecchie cassette di musica, il ragazzo innamorato che pulisce con lui i bagni. La nipote che è attratta dalla sua vita strana e dalle sue scelte. L’ex marito della donna che forse lui ama, e che gli confessa di avere un tumore. 

L’ultima sequenza del film è tutta per il suo volto in primo piano, per le sue espressioni: gioia, dolore, malinconia, dolcezza, timore, commozione… scorrono sul suo viso.