Buchi bianchi: appunti

Buchi Bianchi, di Carlo Rovelli, 2023 (rif. pag, ediz, dig,)

APPUNTI

La questione studiata da Schwarzschild (1873-1916) era come si muovono le cose per effetto della gravità attorno a qualcosa di pesante come terra o sole… 

La soluzione trovata da Schwarzschild, tuttavia, oltre a qualche piccola correzione ai movimenti dei pianeti, prevede anche qualcosa di radicalmente nuovo e molto strano. Se la massa è estremamente concentrata, le si forma intorno un guscio, una superficie sferica, dove tutto diventa bizzarro: gli orologi – che rallentano sempre in vicinanza di ogni massa – qui arrivano addirittura a fermarsi. Il tempo congela. Non trascorre più. Lo spazio, dal canto suo, si estende nella direzione della massa, stirandosi come in un lungo imbuto, e su questa bizzarra superficie sferica lo stiramento diventa uno strappo: i punti subito all’interno di essa sono già infinitamente lontani.

Tempo che si ferma, spazio che si strappa… (13)

Karl Guthe Jansky (1905-1950) – nel 1932 ascolta per primo il segnale che proviene dal centro della galassia e che ottanta anni dopo si capirà che “è la radiazione emessa dalla materia incandescente che, prima di caderci dentro, vortica furibonda attorno a un colossale buco nero che sta al centro della nostra galassia. Un buco nero grande come l’intera orbita della terra, con una massa quattro milioni di volte la massa del nostro sole.” (17)

L’orizzonte del buco nero.

“Il calcolo di Finkelstein (autore di L’asimmetria fra passato e futuro)mostra che se ci avviciniamo all’orizzonte e lo oltrepassiamo, i nostri orologi non rallentano, e non succede nulla di strano allo spazio attorno a noi. Esattamente come non succede nulla di particolare su una nave quando attraversa la linea dell’orizzonte e sparisce ai nostri occhi.” (23)

congelati sul bordo del deserto

Il tempo, insomma, non si congela affatto per chi è lì. È guardando da lontano che si vede rallentare a dismisura quanto accade vicino all’orizzonte. (24)

 dove la gravità è più forte, il tempo trascorre più lentamente che non dove è più debole.

dove la gravità è più forte, il tempo trascorre più lentamente che non dove è più debole. il tempo scorre in modo diseguale in luoghi diversi e nessun tempo è più vero di un altro. (25)

La tessitura del mondo è in queste relazioni fra i tempi. Non c’è tempo universale: la realtà è la rete tessuta fra i tanti tempi locali dalla possibilità di scambiarsi segnali. Da vicino, l’orizzonte è un luogo normale. Da lontano, è il luogo dove si ferma il tempo. Questo ha capito David Finkelstein. (26)

L’impossibilità di accedere all’assoluto è – per Dürer, interpretato da Finkelstein – la sorgente della nostra melanconia.

(non lo è per me. al contrario: mi sembra la sorgente di una vertigine dolce. la vertigine della leggerezza, dell’inconsistenza del tenue reale di cui facciamo parte…). (27)

la gravità: una distorsione del tempo e dello spazio, influenzata dalle cose.

la caduta verso il basso delle cose pesanti. Questa è una conseguenza diretta del rallentamento del tempo: serve un po’ di matematica per mostrarlo in dettaglio, ma un sasso cade perché segue una traiettoria diritta nello spaziotempo distorto dal rallentamento locale del tempo. (31)

Lo spazio all’interno del buco nero è veramente simile a quello dell’inferno dantesco…Un imbuto molto lungo. Più il buco nero è anziano più è lungo. (34)

’interno del buco nero è descritto dalle equazioni di Einstein. Fino a che non succeda qualcosa che ci spinga a dubitarne, non abbiamo ragione di non fidarci di queste equazioni, le cui predizioni – spettacolari e inaspettate – sono state finora tutte verificate.(36)

Giù nel fondo dove cadiamo, ci sono regioni in cui la distorsione dello spaziotempo diventa estremamente forte… Le equazioni di Einstein n queste regioni, non vanno più bene. Queste regioni – punte, cuspidi, pieghe – si chiamano «singolarità». (37)