Il calore naturale del nulla, di Carlo Rovelli, pubblicato da ilsole24ore (17 agosto 2014)
“Nessuno ha ancora effettivamente osservato questo calore. È troppo debole per qualunque telescopio, e nei buchi neri che vediamo nel cielo è comunque sovrastato dal calore tempestoso della materia che continua a cadervi dentro. La previsione di Hawking è quindi per ora solo teorica, senza conferme sperimentali.
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I buchi neri non sono solo stupefacenti oggetti reali nel cielo. Sono anche uno straordinario laboratorio di idee dove mettere alla prova teoricamente le nostre idee su spazio, tempo e quanti.
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Che cos’è allora che si agita sulla superficie di un buco nero, generando calore, se lì non c’è nulla? Risposta possibile: potrebbero essere i quanti elementari di spazio a generare questo calore. Il calore dei buchi neri previsto dal calcolo di Hawking potrebbe essere l’indizio che mostra l’esistenza di queste «molecole di spazio».
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La gravità fortissima sulla superficie del buco nero agisce come un amplificatore gigantesco che rivela il tremolare infinitesimo della grana elementare dello spazio. Il calore dei buchi neri non è il calore di qualche oggetto: è il calore stesso dello spazio vuoto, amplificato dalla gravità. È il calore elementare del nulla.
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Il calore può essere interpretato come informazione perduta: dire che una cosa è calda è dire che le sue molecole si muovono molto, ma a caso, in un modo che non possiamo ricostruire esattamente. Ma niente come un buco nero ci fa perdere informazione.
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un buco nero è un oggetto misterioso dove si annodano tutte le meraviglie che abbiamo scoperto recentemente del mondo: il tempo che rallenta fino a fermarsi, i quanti elementari di spazio, l’informazione che si perde per sempre.”
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Il mistero del centro, di Carlo Rovelli (ilsole24ore, 24 agosto 2014)
“La nostra idea è che la materia rallenta e si ferma prima di arrivare al centro. Quando è concentratissima, si sviluppa, pensiamo, una pressione fortissima che le impedisce di collassare ulteriormente. Questa pressione è simile alla “pressione” che impedisce agli elettroni di cadere sugli atomi: è un fenomeno quantistico. La materia smette di cadere e forma una specie di stella piccolissima e densissima. Una «stella di Planck». E poi? Poi fa quello che fa sempre la materia in questi casi: rimbalza.
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Ma allora perché vediamo la materia cadere nei buchi neri e non la vediamo subito rimbalzare fuori? La risposta, e qui è il busillis della faccenda, è nella relatività del tempo. E a me sembra bellissima.
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Sappiamo che il tempo non passa dappertutto alla stessa velocità… Dentro un buco nero la gravità è fortissima, e questo rallentamento del tempo è feroce. Il rimbalzo della materia che cade avviene velocemente, visto da qualcuno che sia lì vicino (ammesso che qualcuno abbia il fegato di andare a vedere un buco nero dal di dentro). Ma visto da fuori tutto avviene rallentato. Rallentato enormemente.”