La schiavitù del capitale, di Luciano Canfora 2017
Per ora, chi sfrutta ha vinto la partita contro chi è sfruttato; dunque si tratta di trovare nuove e più efficaci e più convincenti forme di contrasto dell’ineguaglianza e di lotta per una effettiva libertà… Nella convinzione, condivisa da ogni essere pensante, che nella storia non esistono sentenze definitive (9)
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il capitale è davvero “internazionalista” avendo dalla sua la cultura ed ogni possibile risorsa…
il capitale ha ripristinato ormai forme di dipendenza di tipo schiavile: non solo in vaste aree dei mondi dipendenti ma creando sacche di lavoro schiavile anche all’interno delle aree più avanzate …
per gestire questa impressionante mescolanza tra varie forme di dipendenza incluse quelle schiavili e semi-schiavili, il contributo della grande malavita organizzata è fondamentale. (11-12)
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Il cammino dell’occidente verso il dominio mondiale è passato in primo luogo attraverso il rivoluzionamento dell’arte della guerra, dalla coniugazione – come argomentò Carlo Cipolla – di “vele e cannoni“, del veliero con il cannone e la polvere da sparo. Micidiale combinazione che consentì al “piccolo” Occidente, che alla fine del trecento appariva quasi condannato ad essere sopraffatto dai Tartari e dai Turchi, di aggirare l’avversario raggiungendo per via mare e conquistando, con le bocche da fuoco issate sulle navi, la supremazia nelle estreme retrovie degli imperi terrestri dell’Asia. (37)
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È soprattutto erroneo, nel mondo attuale, credere che un problema stia soltanto da una parte, o riguardi solo alcuni. Oggi Orienti e Occidenti si intrecciano inestricabilmente.
E comunque la discriminante non è più tra Oriente e Occidente ma tra Nord e Sud del mondo: e il Sud non sta solo al Sud ma è presente, a chiazze o a pelle di leopardo, praticamente ovunque. E sarà sempre più così, grazie ad un fenomeno inarrestabile quale l’immigrazione: vengono a riprendersi quello che lo scambio ineguale ha tolto loro. (44)
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Il problema che sta davanti al secolo, ormai non più in fasce, come un macigno non è quello dei rapporti tra Oriente e Occidente, ma quello di riequilibrare quanto prima possibile l’ingiusta divisione della ricchezza. Senza di ciò, il conflitto per la sopravvivenza (nelle sue forme più varie, compresa l’invivibilità delle metropoli) sarà la caratteristica dominante dei decenni che ci attendono. (45)
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La schiavitù è un pilastro di primaria importanza del meccanismo del profitto capitalistico, mentre nel cuore dell’occidente va via riducendosi la centralità dell’antagonismo capiatale/lavoro salariato, e le residue aristocrazie operaie dell’Occidente sono per lo più cointeressate alla compartecipazione ai vantaggi del sistema. (72)
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Engels e la centralità della lotta elettorale-parlamentare per la conquista socialista del potere, nella prefazione del 1895 a Lotte di classe in Francia dal 1848-1850.
Oggi la prospettiva non può che essere storiografica. E soprattutto giova chiedersi quanto dell’analisi che Marx tentò del funzionamento del capitalismo. ci aiuta a capire il presente. Azzardiamo una risposta. Non sono più attuali le prospettive operative che Marx propugnò – tutte alla fine contraddette dalla realtà -; resta in piedi invece la sua geniale intuizione di fondo: che il capitalismo è quel titanico stregone il quale, unificando il pianeta nel nome e nel segno del profitto, ha suscitato e scatenato forse che non sa e non può più dominare. Ma queste forze non sono soltanto le ribellioni delle classi oppresse, le quali ormai sono abbagliate soprattutto da follie palingenetiche a base religiosa, sono le ferite irreparabili al pianeta, avviato al disastro bio-ambientale perché lo stregone non intende arretrare rispetto alle sue scelte miopi e devastanti (81-82)
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Fine delle utopie: quella del socialismo e quella del progresso.
campeggiano sulla scena del mondo, due diverse utopie, tra loro molto distanti, ma entrambe in difficoltà: l’utopia della fratellanza e l’utopia dell’egoismo.
Entrambe hanno una lunga storia alle spalle, e di entrambe ogni epoca vide prodursi e consumarsi non pochi esempi.(88)
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Collisione tra queste due utopie:
quella “europeistico-monetaria“, consistente nel tentativo di arroccamento, a mo’ di fortezza catafratta, della parte più ricca del pianeta, pensosa sovra tutto di godersi la sua ricchezza, ma inetta su ogni altro piano; e quella della fratellanza che domanda di aprire le porte a chi non ha più “patria”, e che non di rado non l’ha perché la miope pulsione imperiale del “mondo libero” gliel’ha disfatta. (89)
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Nel mondo dominato dall’utopia egoistica le forme arcaiche, “dittatoriali”, di dominio sono state da tempo archiviate, e sostituite dalla ben più efficace dittatura di chi ha in pugno i mezzi di comunicazione più influenti: addomesticati e lubrificati. Strumento infallibile ne è il trattamento lauto del personale addetto [giornalisti] (che pratica la servitù spontanea), intento con vera dedizione al compito di plasmare il nostro cervello. E ben si sa: ciò che quegli strumenti marginalizzano o ignorano finisce col non esistere. (92)
Analogie tra cristianesimo delle origini e comunismo della comune di Parigi (95-97)
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La storia procede a spirale. Dà l’impressione di tornare indietro anche quando, faticosamente, procede… Procede così perché movimentata necessariamente dalla ingiustizia lancinante: che risulta fisicamente insopportabile, beninteso per chi si trova dalla parte sbagliata.
È proprio da quel lancinante disagio che nasce il movimento permanente della storia: caotico, disordinato, distruttore di idoli e di nomenclature, ma appunto, pur sempre movimento. Che non vuole dire sempre progresso.
Ci sarà sempre chi immaginerà di conoscere il senso e la direzione di tale movimento, o addirittura immaginerà di governarlo e di guidarlo. Noi non possiamo prevedere quali nuovi miti e quali nuove parole, nel tempo avvenire, si proporranno ancora una volta come interpreti se non addirittura piloti di esso. Possiamo solo immaginare che costoro alla lunga non reggeranno: a fronte, oltre tutto, di una incessante e veloce mutazione tecnologica, che destabilizza, in fretta, ogni certezza.
La libertà è un ideale intermittente – osservò Tocqueville – l’uguaglianza invece è una necessità che si ripresenta continuamente, come la fame. Così Tocqueville si avvicinava di molto alla scoperta dell’impulso primario, del primum movens del moto storico. (98-99)
(numero pagina riferito edizione per Kindle)