Antonio Damasio: Comprendere la coscienza, TED 2011
Noi non gestiamo passivamente le immagini visive, uditive e tattili. Noi abbiamo un sé. Noi abbiamo un Me, che è automaticamente presente nella nostra mente, proprio ora. Siamo padroni della nostra mente, e percepiamo che ognuno di noi sta vivendo questo fenomeno – non la persona seduta di fianco a noi. Quindi, per avere una mente cosciente, dobbiamo avere un sé dentro la mente cosciente. Una mente cosciente possiede un sé al proprio interno. Il sé introduce nella mente il punto di vista soggettivo, e noi siamo completamente coscienti solo quando riconosciamo il sé. (3:49)
Per formare una mente, dobbiamo costruire delle mappe neurali. Immaginate una griglia, come quella che vi mostro ora, e ora immaginate, dentro quella griglia, su quel foglio bi-dimensionale, immaginate i neuroni. Immaginatevi anche, un cartellone digitale sul quale trovate elementi che possono essere accesi o spenti. E a seconda di come create lo schema di luci accese o spente, di elementi digitali, in questo caso, di neuroni, sul vostro foglio, avrete tracciato una mappa. Qui si tratta, ovviamente, di una mappa visiva, ma l’idea si applica a ogni tipo di mappa, uditiva, per esempio, rispetto alle frequenze del suono, o alle mappe che disegniamo con la pelle, rispetto a un oggetto che tastiamo. (4:45)
Le zone di formazione delle immagini, dove avviene l’intreccio di tutte queste mappe neurali, possono fornire segnali a questo oceano viola che vedete qui intorno, che è la corteccia associativa, dove si registra quello che si è svolto in quelle isole in cui si creano le immagini. La cosa spettacolare è che, poi, si può procedere con la memoria, partendo da quelle cortecce associative, e riprodurre immagini nelle medesime zone che hanno la percezione. (8:00)
Il sé è il vero problema inafferrabile… “Come puoi avere il punto di riferimento, la stabilità, che è necessaria a mantenere la continuità del sé, un giorno dopo l’altro?” Io ho pensato a una soluzione a questo problema. E’ la seguente: noi generiamo mappe del cervello, dell’interno del corpo, e le usiamo come referenti per tutte le altre mappe. (8:51)
Se dobbiamo avere un referente che identifichiamo come sè – il Me, l’Io, nei nostri processi mentali – dobbiamo avere qualcosa che sia stabile, che non muti molto da un giorno all’altro. Beh, noi abbiamo un corpo solo. Ne abbiamo uno, non due o tre. E quello è l’inizio. Esiste un solo punto di riferimento, il corpo. Poi, ovviamente, il corpo ha molti componenti, le cui parti crescono a ritmi diversi, e ci sono misure diverse per ogni persona. Ma questo non vale per l’interno. Quello che è legato al nostro internal milieu, per esempio l’intera gestione della chimica interna al nostro corpo è, in realtà, assolutamente stabile, giorno dopo giorno,per una ragione molto specifica. Se si devia troppo nei parametri vicini alla linea mediana di quei valori che permettono di sopravvivere, ci si ammala o si muore. Abbiamo dunque un sistema interno alla nostra vita stessa che ci assicura un certo tipo di continuità. Io la chiamo l’identità infinita del giorno per giorno. Se non abbiamo questa identità fisiologica, ci ammaliamo o moriamo. Ecco quindi un altro elemento per questa continuità. (9:31)
Vi è una fortissima associazione tra la regolazione del corpo all’interno del cervello e il corpo stesso. Differisce da ogni altra associazione. Per esempio, io mi faccio un’immagine di voi, ma non c’è un legame fisiologico tra le immagini che ho di voi nel pubblico e il mio cervello. Tuttavia, c’è un legame forte e permanente tra le zone del mio cervello che regolano il mio corpo e il corpo stesso. (10:56)
Guardate questa zona. Abbiamo il tronco encefalico in mezzo alla corteccia cerebrale, e il midollo spinale. E’ all’interno di questa zona che abbiamo la sede di tutti i meccanismi che regolano le funzioni vitali del corpo. Questo è talmente specifico che se, per esempio, guardate la parte in rosso, nella zona superiore del tronco encefalico, se la danneggiate a causa di un ictus, per esempio, il risultato è il coma o lo stato vegetativo, che è, ovviamente, uno stato in cui la mente scompare, in cui la coscienza scompare. (11:28)
Se consideriamo la zona verde del tronco encefalico, niente di simile accade. E’ specifica a tal punto. Nella componente verde del tronco encefalico, se avviene un danno, e avviene spesso, si rimane totalmente paralizzati, ma la mente cosciente rimane. (12:32)
E’ a partire da questo motivo e dalla stretta associazione tra il tronco encefalico e il corpo che io ritengo – potrei sbagliarmi ma non credo – che noi generiamo la mappatura del corpo che fornisce le basi del sé e si manifesta sotto forma di percezioni – percezioni primordiali, ad ogni modo. (13:16)
Abbiamo la corteccia cerebrale che fornisce a quel grande scenario della nostra mente quella profusione di immagini che costituiscono il contenuto della nostra mente e alle quali di solito prestiamo grande attenzione, come è giusto fare, perché si tratta proprio della pellicola che gira nella nostra mente. Ma guardate le frecce. Non sono decorative. Stanno a indicare questa strettissima interazione. Non possiamo avere una mente cosciente se non esiste interazione tra la corteccia cerebrale e il tronco encefalico. (14:06)
Un altro aspetto interessante è che il nostro tronco encefalico lo condividiamo con molte altre specie.Nei vertebrati, la configurazione del tronco encefalico è simile alla nostra, ed è una delle ragioni per cui ritengo che quelle specie abbiano una mente cosciente proprio come noi. (14:58)
Ci sono tre livelli di sé da considerare : il proto livello, quello centrale e l’autobiografico. I primi due li condividiamo con moltissime altre specie, e hanno origine in gran parte nel tronco encefalico e nella corteccia cerebrale che posseggono. E’ il sé autobiografico che alcune specie posseggono, io credo. I cetacei e i primati hanno anche un sé autobiografico di un certo livello. Il cane, che tutti abbiamo in casa, ha un sé autobiografico di un certo livello. Ma qui sta la novità: (15:42)
Il sé autobiografico si forma sulla base di ricordi passati e di ricordi di progetti che abbiamo fatto. E’ il passato vissuto e il futuro che attendiamo. Il sé autobiografico ha sollecitato memoria a lungo termine, ragionamento, immaginazione, creatività e linguaggio. Da qui si sono originati gli strumenti della cultura – religione, giustizia, commercio, arti, scienza, tecnologia. Ed è all’interno di quella cultura che possiamo veramente ottenere -ecco la novità-qualcosa che non pertiene totalmente alla nostra biologia, ma si sviluppa tra le culture, si sviluppa tra i collettivi di esseri umani. E questa è la cultura al cui interno abbiamo sviluppato quel che mi piace definire regolazione socio-culturale. (16:15)