“Per effettuare un giudizio critico sull’importanza di Spinoza è necessario distinguere la sua etica dalla sua metafisica, e considerare quanto della prima può sopravvivere al rifiuto della seconda.” Bertrand Russell
“Spinoza è il più nobile ed il più degno di amore dei grandi filosofi. Se qualcun altro lo ha superato dal punto di vista intellettuale, dal punto di vista etico è superiore a tutti. Come logica conseguenza, fu considerato, durante la sua vita e per un secolo dopo la morte, un uomo di spaventosa malvagità“. Bertrand Russell.
Leibniz scrive di Spinoza in una lettera: ” era sinceramente convinto di “essere al servizio dell’umanità, liberandola da superstizioni infondate”. E aggiunge: “Si deve convenire che Epicuro e Spinoza condussero una vita del tutto esemplare”.
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“Nel determinismo irrazionale di Spinoza sei libero di essere fottuto, quindi, niente paura: se qui crepi è perché sei parte della Sostanza (Natura, Dio…) che, siccome è immutabile e senza tempo, fa quel che vuole. Devi essere contento di averlo capito!”
Canzone in sottofondo: Don’t Bogart Me. Don’t bogart that joint, my friend / Pass it over to me.
Mi piacciono tre aspetti del pensiero di Spinoza.
Comincio dal suo rifiuto di ogni tipo di religione individuale o collettiva: è tra coloro che cercano di vedere la religione e le “sacre scritture” in un contesto storico. Non crede nella resurrezione, in un’altra vita dopo la morte, perché Dio e Natura sono la stessa cosa e quindi l’intermediazione della religione è inutile, se non dannosa e deprimente perché “gioca” con la paura e l’infelicità dell’uomo. Credere nella provvidenza e vivere nella speranza sono la negazione delle passioni e della forza che muovono l’essere umano. Non mi piace, invece, la sua idea di amore intellettuale di dio perché mi sembra un cerotto sulla più conseguente conclusione che dovrebbe essere: dio non esiste e neppure un dio come natura non è necessario per spiegare la realtà. Ma, a quanto pare, nessuno all’epoca poteva affrontare un tema di questo genere senza incorrere in una condanna fisica oltre che morale. E forse, mettere in dubbio anche l’idea di dio non era concettualmente facile visto il contesto per nulla illuminato dell’Olanda del seicento.
Un altro aspetto che trovo interessante è l’idea di Stato e di governo che Spinoza ha sviluppato sotto l’influenza dell’ambiente radicale con cui era in contatto e a cui forse a partecipato in maniera diretta. Qualcosa ha preso da Machiavelli, per esempio un’idea realistica della politica, diffidente verso le utopie e le rivolte, ma aperta a considerare importante il giudizio della “maggioranza” (relativa) popolare quando si schiera decisamente contro il monarca o è avversa al governo. Lo Stato, secondo Spinoza, ha il compito di rendere felici le persone e se non si muove in questa direzione non è frutto di un buon governo.
Terzo aspetto interessante è quello della spinta soggettiva che ogni uomo ha verso la felicità. La vita ha alti e bassi, e poi, secondo Spinosa, ogni cosa trova il suo posto quando allarghiamo lo sguardo e vediamo gli eventi all’interno di una struttura più ampia, articolata e complessa. Tuttavia, è nei momenti di gioia che troviamo soddisfazione e benessere. E la gioia maggiore arriva con l’amore intellettuale di dio. Spinoza non è contrario al sesso ma solo quando non è guidato dalla propria libidine e dalla bellezza. Nonostante la sua avvenenza fisica, testimoniata da fonti dell’epoca, Spinoza non è stato molto fortunato in amore o, chissà, forse c’erano altri problemi che all’epoca non si potevano neppure dire o intuire. Resta però quest’idea che la politica deve guardare alla felicità dei cittadini e risolvere quei problemi che sono ostacoli ad una vita fatta anche di soddisfazioni, di allegria, di salute e di armoniosa convivenza.
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Secondo Spinoza l’amore di Dio è un cammino di conoscenza che ogni uomo può compiere, in una crescente consapevolezza di essere una parte del tutto, di Dio o della Natura; è l’amore di Dio in Dio; è la conoscenza della realtà secondo un modello di razionalità (irrazionale per l’uomo che rinuncia) che è la realtà stessa.
Ogni richiamo alla conoscenza (geometria, matematica) è semplicemente necessario perché fa parte della cultura più alta del suo tempo; nel seicento si pongono le basi delle moderne discipline scientifiche, ma dubito che Spinoza ne abbia capito la portata metodologica. Damasio lo considera un proto-biologo perché ha individuato nel conatus la forza propulsiva e di autodeterminazione dell’organismo umano. Ma tale considerazione non si estende agli altri animali che mancando di tale potenza e forza devono sottostare all’uomo.
Il conatus è la forza desiderante che muove le passioni, le quali sono certamente elementi che portano a una considerazione non passiva dell’uomo, in una visione unitaria di corpo e mente. Spinoza respinge il dualismo di Cartesio (dualismo che Cacciari non ammette) e procede in una considerazione unitaria che si basa sull’unicità di Dio e Natura. La religione e ogni forma di pensiero religioso individuale e collettivo diventano superflui e fuorvianti nella ricerca di una impossibile verità metafisica. L’amore intellettuale di dio diventa così il percorso verso la consapevolezza sempre parziale della propria esistenza come parte della Natura stessa.
Libertà e necessità sono strettamente connesse nella storia dell’uomo. Se l’uomo non coglie la razionalità (divina, totalizzante, indefinibile) della realtà è solo perché non conosce e non può vedere tutti gli elementi che la compongono e le infinite catene di collegamenti che determinano il qui e ora dell’esistenza individuale. Ciò che sembra casuale in Natura è, per Spinosa, determinato da ragioni che non sono mai completamente comprensibili all’uomo, il quale può soltanto, attraverso il controllo delle passioni con l’amore intellettuale di dio, abbandonarsi a una conoscenza più profonda, mai assoluta, di se stesso e della Natura. Le scelte umane sono importanti perché avvengono lungo un orizzonte di possibilità e opportunità non riducibili a un unico percorso già segnato e prevedibile. La storia umana porta il segno di questa libertà di scegliere tra ciò che la realtà offre in quel momento. Ma non è una libertà assoluta. La scienza, o le scienze appartengono alla storia umana e alla predicibilità degli eventi in rapporto alle forze della natura e del suo orizzonte di possibilità prevedibili e nello stesso tempo incerte o sconosciute all’uomo.