A tavola con Jung. Un incontro con la psicologia analitica 1/3, Giuseppe Vadalà – 2013
Tra romanticismo e positivismo alla fine dell’ottocento. Freud e Jung hanno lo stesso contesto culturale, scientifico e politico. Freud sceglie di studiare neurologia mentre Jung sceglie psichiatria. A quel tempo occuparsi di psichiatria significava interessarsi di schizofrenia e psicosi, dove il delirio non sembrava avere un substrato neurologico, cerebrale.
Si differenziano nel definire la struttura della psiche.
Per Freud inconscio è il rimosso che viene tenuto a bada dalla psiche. Per Jung l’inconscio precede la coscienza. Da due secoli, compreso il romanticismo, il modello della psiche riconosciuto anche da Freud è quello di inconscio, preconscio, conscio. Freud aggiunge il super-io che attraversa i tre livelli. L’immagine è quella dell’iceberg.
Jung riprende invece il modello di Janet: un insieme di complessi , dove l’inconscio è parte di ogni complesso.
I complessi sono rappresentabili per similitudine e vicinanza. L’Io è uno di questi complessi che comprende la rappresentazione corporea, le capacità di giudizio.
I meccanismi di lavoro onirico sono: condensazione e spostamento. Lacan trasforma questi due meccanismi in metafora (somiglianza) e metonimia (vicinanza).
Per Jung la colla che aggrega questi complessi è l’affettività.
Per Freud le passioni stanno nell’inconscio e premono per scaricarsi.
Recentemente gli analisti freudiano relazionali (negli USA) rifiutano il modello di Freud e riprendono il modello di Jung-Janet.
È nella natura stessa della psiche la matrice che permette all’essere umano appena nato di costruire una relazione con il mondo esterno.
Struttura relazionale della psiche è innata.