Storia della filosofia occidentale, Bertrand Russell, Longanesi 1966
Leucippo, se non Democrito, fu condotto all’atomismo nel tentativo di mediare il monismo ed il pluralismo, come apparivano rispettivamente in Parmenide ed in Empedocle. Il loro punto di vista era notevolmente simile a quello della scienza moderna, ed evitava la maggior parte degli errori in cui cadeva il pensiero greco. Credevano che tutto fosse composto di atomi, fisicamente, ma non geometricamente, indivisibili; che tra gli atomi vi fosse lo spazio vuoto; che gli atomi fossero indistruttibili, che fossero sempre stati, e dovessero sempre essere, in movimento: che ci fosse un numero infinito di atomi, ed anche di tipi di atomi, differenti per forma e dimensioni. (p.104)
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Ma vi sono serie ragioni per credere che il peso non fosse una proprietà originaria degli atomi di Leucippo e di Democrito. Sembra più probabile che, nella loro teoria, gli atomi si muovessero originariamente a caso, come nella moderna teoria cinetica dei gas. Democrito diceva che non vi era né un sopra né un sotto nel vuoto infinito, e paragonava il movimento degli atomi nell’anima a quello dei corpuscoli in un raggio di sole quando non c’è vento. è un’ipotesi molto più intelligente di quella epicurea, e credo la si possa attribuire a Leucippo e a Democrito.
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Era cosa comune nell’antichità rimproverare agli atomisti di attribuire tutto al caso. Essi erano al contrario stretti deterministi, e credevano che tutto accadesse secondo leggi naturali. Democrito negava esplicitamente che qualcosa potesse accadere per caso (vedi Beiley, opera cita, pagina 121, sul Determinismo di Democrito), Leucippo, benché la sua esistenza sia discussa, è noto per aver detto: «Nulla accade per nulla, ma tutto da una origine e per necessità». è vero che non ha dato mai alcuna ragione per cui il mondo debba esser stato al principio così come era; questo forse poteva essere attribuito al caso. Ma una volta che il mondo esisteva, il suo ulteriore sviluppo era inalterabilmente fissato da princìpi meccanici. Aristotele ed altri rimproveravano a lui ed a Democrito di non aver dato spiegazioni intorno al moto originario degli atomi, ma in questo gli atomisti erano più scienziati dei loro critici. (p. 105)
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Cartesio, i cui argomenti sono proprio dello stesso genere di quelli degli antichi filosofi greci, diceva che l’estensione è l’essenza della materia e quindi vi è materia dappertutto. Per lui l’estensione è un aggettivo, non un sostantivo; il suo sostantivo è la materia e senza il suo sostantivo l’estensione non può esistere. Lo spazio vuoto, per Cartesio, è un assurdo come la felicità senza un essere sensibile che sia felice. Pure Leibniz, su un terreno alquanto diverso, credeva nel pieno, ma sosteneva che lo spazio sia unicamente un sistema di relazioni. Su questo argomento avvenne una famosa polemica tra lui e Newton, quest’ultimo rappresentato da Clarke. La polemica restò indecisa fino al tempo di Einstein, la cui teoria dette definitivamente la vittoria a Leibniz. (p.110)
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Democrito(tale, almeno, è la mia opinione) è l’ultimo dei filosofi greci che sia libero da un errore che viziò tutto il successivo pensiero antico e medioevale.
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Tutti i filosofi che abbiamo considerato fin qui erano impegnati in uno sforzo disinteressato per comprendere il mondo. Lo immaginavano più facile da capire di quel che non sia in realtà, ma senza questo ottimismo non avrebbero avuto il coraggio di cominciare. Il loro orientamento era, per lo più, genuinamente scientifico, almeno fin dove non implicava unicamente i pregiudizi del tempo. Ma non era soltanto scientifico; era immaginoso e vigoroso e pieno del piacere dell’avventura. Si interessavano di tutto, meteore ed eclissi, pesci e trombe d’aria, religione e moralità. Univano a un penetrante intelletto l’entusiasmo proprio dei bambini. (p.113)
(Vedi: Marx – Democrito e Epicuro)