Che ruolo può avere un cellulare nell’informazione? Fino alla tragedia di Londra molti pensavano che fosse solo un’idea pubblicitaria per vendere più cellulari con la foto/video-camera incorporata. Nello spot pubblicitario di un noto operatore telefonico una giovane “consumatrice” immortalava con il fotocellulare il tuffo in acqua di un personaggio mondano, e la foto poi finiva sulla pagina di un giornale.
Purtroppo non è stato un evento mondano quello che ha segnato una nuova tappa nella storia dell’informazione. Le foto drammatiche scattate dalle vittime degli attentati hanno viaggiato su Internet rapidamente, e alcune delle testate online più importanti le hanno pubblicate. Non solo foto, ma anche brevi video, realizzati sempre con il cellulare.
Un sito specializzato, Reiter’s Camera Phone Report, ha pubblicato una breve ricerca sul tema “camera-phone” in rapporto all’evento di Londra e al cityzen journalism. Ci sono i link agli articoli recenti e alcuni dei siti che hanno pubblicato le immagini. Ci sono alcune considerazioni tra cui estraggo questa: “Camera phones are changing the way the news is reported/disseminated”.
Nell’articolo “Camera Phones Prevail: Citizen Shutterbugs and the London Bombings”, pubblicato su The Digital Journalist – UK, D. Dunleavy scrive: “Photojournalism history was made last week. For the first time, both The New York Times and the Washington Post ran photos on their front pages made by citizen-journalists with camera phones.”
Non credo che cambi molto la storia del fotogiornalismo: è sempre accaduto che foto fatte non da professionisti o di scarsa qualità tecnica abbiano occupato le prime pagine dei giornali per la loro forte carica informativa o emotiva.
Con l’informazione fatta dal cittadino cambia, invece, qualcosa nel sistema informazione: sino a ieri gli editori pensavano al cellulare solo come ad un terminale in cui rovesciare le notizie, oggi sanno che il cellulare è nelle mani di una potenziale “fonte di notizie”.
Sorgono però un sacco di domande che Dunleavy spiega con chiarezza. Per esempio: l’autenticità dell’immagine, come controllare l’informazione che arriva da un cellulare?
Risposte non ce ne sono, al momento. Si possono solo aggiungere altre considerazioni.
Il cellulare non fa la notizia. C’è sempre un dito che pigia il bottone “registra”, e dietro quel dito una persona.
Vista la diffusione dei camera-phones, appariranno sempre più immagini che non si sarebbero viste. O che non si dovrebbero vedere. Le foto “ricordo” a volte si trasformano in atti di accusa. Abbiamo visto.
Ora però c’è qualcosa di diverso, c’è un numero sempre maggiore di persone consapevoli del ruolo che potrebbero avere come testimoni di un evento.
Avevamo già visto qualcosa del genere durante i funerali del Papa. Ma lì si trattava di un ricordo, un “effetto di realtà” personale, come dire: c’ero anch’io. A Londra, invece, la testimonianza non è per sé, ma per gli altri: è accaduto. Realtà e verità in un’immagine. Ma anche incredulità.
Tuttavia, penso che senza un contesto informativo, magari di tipo tradizionale, l’effetto dell’immagine sarebbe molto limitato.
Vi sono molti siti dove si possono pubblicare le immagini direttamente dal cellulare. Sono in gran parte immagini con un significato personale che potrebbe incrociare l’interesse di qualcun altro. Ma non sono certamente notizie, neppure quando trattano dell’attualità, perché si perdono nel flusso quotidiano di piccolissimi eventi fotografati. Per esempio, basta osservare come galleggiano le parole, e le relative immagini di Londra, nei “popular tags” di flickr.com.