Vera Gheno, sociolinguista – Alla scoperta del ramo d’oro ep.9 del 15/11/2022
Il linguaggio è la caratteristica più umana che abbiamo. Tutti gli animali sicuramente comunicano però la lingua ci da un grado di astrazione che le altre specie animali non hanno. Noi nominiamo la realtà e quindi rendiamo trasportabili le informazioni su quella realtà.
La lingua nasce da una necessità, prima di tutto di presentarsi: io sono le parole che io scelgo di usare. È un atto identitario individuale che diventa collettivo nel momento in cui mi relaziono con gli altri.. La terza funzione è quella di etichettare la realtà per poterne parlare. La ricerca di una lingua comune ha a che fare con il nostro essere animali sociali.
Angela Zucconi:
a) i giornali danno rilievo a cose di poca importanza
b) confondono informazione e commento
c) ci ingannano con titoli vistosi
d) mescolano affari pubblici e privati
Sono tecniche di manipolazione del linguaggio per contenere il pensiero e la libertà di pensiero?
Vera Gheno: indubbiamente sono tecniche che possono controllare l’estensione del linguaggio, però noi non siamo abituati al pensiero metalinguistico, raramente ci interroghiamo sul perché certe parole sono state usate in quel contesto, qual è il senso di quel titolo, dove mi vuole portare. Per cui credo che anche da parte dei creatori di informazione a volte ci sia un istinto di agire in questo modo, perché è la maniera più semplice. Quando una lingua si plastifica (dice Ornella Castellani Pollidori) si irrigidisce e diventa un po’ priva di significato, è il modo più semplice per andare da A a B. In realtà la lingua ha bisogno di tempo perché si possa ponderare.
Non esiste uso della lingua che non sia politico (Tullio de Mauro)
Parlare chiaro e preciso non significa banale.
Nel 1861 il 2,5% parlava italiano.
La lingua attuale riverbera l’ingiustizia e le differenze di potere.
schwa: nasce da una sincera necessità. Le persone invece di pensare che si aggiungono nuove possibilità, hanno creduto che fosse una nuova imposizione. Invece significa passare da come si devono dire le cose a come si possono dire le cose.
Il luogo comune è il punto di partenza di un ragionamento, è il pregiudizio che noi dobbiamo avere per forza. La forza sta poi nell’uscire da quei pregiudizi. e guardare oltre con curiosità.
Bell Hooks (Elogio del margine) : Le cose non accadono al centro, dove c’è più stabilità, ma ai bordi dove c’è più possibilità di fare delle cose.
Se consideriamo il limite non come una barriera ma come una frontiera oltre cui ci sporgiamo… oltre la prima cosa che ci viene in mente.
Pasolini: il centro linguistico non è più letterario e non è più Firenze, ma è tecnico o tecnologico ed è Milano. Per esempio frigorifero… è un linguaggio tecnico che sta unificando e livellando.
Chiamerei il linguaggio tecnico definito da Pasolini: il linguaggio della scuola e del lavoro.
libri consigliati:
L’educazione linguistica democratica di Tullio De Mauro
Lingua e Essere, di Kubra Gumusay