Matteo Andreozzi, “Introduzione“, Etiche dell’ambiente. Voci e prospettive, Milano: LED, 2012, pp. 19-44.
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Teofrasto respinge la teoria secondo cui tutti gli esseri viventi esistono per l’uomo; Pitagora e Plutarco raccomandano di rispettare i nostri ‘parenti’ animali; Porfirio predica di ridurre al minimo le proprie pretese per sopravvivere solo dei frutti della terra inutilizzati; il pittore William Hogarth dipinge atti di violenza su animali per scongiurare questo genere di brutalità; Voltaire è tra i primi a contrastare la visione cartesiana degli animali-macchina; La Mettrie chiede rispetto per gli animali difendendone la capacità di provare piacere e dolore; Rousseau sottolinea la somiglianza tra la sensibilità umana e animale e l’importanza del sentimento di pietà; Hume parla delle capacità umane (compresa quella morale) come un caso speciale di capacità animali; Cyrano de Bergerac invita l’uomo a riflettere sul fatto che così come egli considera gli animali come inferiori, anch’egli potrebbe essere considerato inferiore da una ipotetica specie extraterrestre; Immanuel Kant (Lezioni di etica, 1775 e La Metafisica dei costumi, 1797-1798) riprende la cosiddetta ‘tesi della crudeltà’ di Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, 1265–1274) e vede il maltrattamento degli animali come un’anticamera per la violenza verso gli uomini (ma considera il rispetto come un qualcosa di riferibile soltanto agli uomini, mai alle cose, come gli animali); Humphry Primatt (Dissertation on the Duty of Mercy and Sin of Cruelty to Brute Animals, 1776) sostiene che la brutalità nei confronti degli animali sia persino più grave della crudeltà nei confronti degli uomini; Arthur Helps (Some Talk about Animals and their Master, 1873) giunge in modo forse provocatorio a sostenere i diritti degli insetti; John Howard Moore, parafrasando Kant, sostiene che tutti gli esseri sono fini e mai soltanto mezzi; per Henry Salt (Animals’ Rights: Considered in Relation to Social Progress, 1892 e A Plea for Vegetarianism, 1896) l’essere umano, al fine di crescere in animo e in civiltà, deve sforzarsi di superare le barriere che gli impediscono di interagire con gli animali in modo simpatetico, riconoscendo loro dei veri e propri diritti; Edward B. Nicholson paragona le funzioni inferiori degli animali a quelle di uomini menomati a cui, tuttavia, sono riconosciuti diritti; mentre svariati autori, tra cui John Oswald (The Cry of Nature or an Appeal to Mercy and to Justice on Behalf of the Persecuted Animals, 1791), George Nicholson (On the Conduct of Man to Inferior Animals, 1797), Nicholas Collin, Thomas Paine e soprattutto John Lawrence (A Philosophical Treatise on Horses and on the Moral Duties of Man towards the Brute Creation, 1796-1798) auspicano un allargamento dell’etica che comprenda il mondo animale.
Charles Darwin: toglie la specie umana dal centro della creazione; continuità biologica e passaggi graduali al posto di salti e separazioni gerarchiche; valore delle biodiversità annulla quello delle differenze di specie; interazione tra ambiente ed evoluzione.
Etologia fondata da Konrad Lorenz (1903-1989) e Nikolas Tinbergen (1907-1988): complessità della vita animale; somiglianza biologica, sociale e mentale tra gli organismi dotati di un sistema nervoso centrale e gli esseri umani.
Nel novecento spostamento dalla filosofia della natura alla filosofia dell’ambiente. Nel 1948 William Vogt e Farifield Osborn denunciano la sovrappopolazione, la deforestazione e la capacità della tecnologia di risolvere questi problemi. Nel 1949 viene pubblicata una raccolta di saggi Aldo Leopold. In essa viene proposta per la prima volta l’idea di una etica della terra, che sposti il baricentro etico dall’uomo alla terra, considerata come sistema equilibrato di reciproche interazioni simbiotiche tra organismi dotati della stessa rilevanza; si considera come un unico insieme la comunità umana, quella animale e quella naturale . Negli anni settanta sono numerose le pubblicazioni sul tema dell’ambiente e sulla denuncia dei danni alla Terra (Gaia).
1973: pubblicazione di un articolo Animal Liberation, scritto dal filosofo australiano Peter Singer. Nello stesso anno pubblicazione articolo The Shallow and the Deep (Il superficiale e il profondo), del filosofo norvegese Arne Næss. Pongono la questione dell’antropocentrismo e la necessità di un mutamento sociale per cambiare il modo di pensare (etica) il rapporto con l’ambiente e la natura.
Dagli anni settanta l’etica animalista si affianca a quella ambientalista. L’ambito di riflessione, occupandosi del benessere animale, è tanto vasto quanti sono i modi in cui l’uomo ha costruito la propria relazione con il mondo del vivente: il rapporto con gli animali d’affezione o da compagnia, alle volte gestiti come surrogati affettivi, giocattoli, pretesti di socializzazione o senza un’attenta considerazione dei loro bisogni; quello con gli animali da reddito o d’allevamento, utilizzati a fini alimentari; quello con gli animali da pelliccia o da vestiario, allevati o catturati per produrre beni di lusso; e quello con gli animali selvatici, cacciati o catturati per sperimentazioni o per l’intrattenimento nei parchi, negli spettacoli, nelle corride, nei rodei, nei pali, nelle sagre e negli zoo.
Nel 1959 lo zoologo William Russell e il microbiologo Rex Burch presentano una proposta di umanizzazione della sperimentazione animale: metodo delle 3R, Replacement Refinement and Reduction (sostituzione, affinamento e riduzione).
Nel 1964 Ruth Harrison pubblica in Inghilterra il libro Animal Machines, dedicato all’esame delle condizioni di vita degli animali d’allevamento. Spinge il governo inglese a istituire un’apposita commissione d’indagine che, nel 1965, pubblica il Rapporto Brambell: un documento in cui, per la prima volta, si gettano le basi per una definizione di ‘benessere animale’ e per una sua considerazione bioetica e scientifica.
Dalla bioetica animalista all’etica animalista: se la prima è un’etica applicata al regno animale che si rivolge essenzialmente ai settori coinvolti nella ‘biocultura’ (allevatori, scienziati, addestratori e veterinari), affinché garantiscano buone condizioni di vita agli animali sfruttati, solo la seconda si rivolge a tutti gli esseri umani invitandoli a riflettere sulle reali necessità di utilizzare le altre forme di vita, considerandole alla stregua di ‘oggetti’ o ‘mezzi’.