Il sesto senso che ci manda in tilt, di Eleanor Parsons, New Scientist, Regno Unito
Un’area che ha attirato una grande attenzione è l’amigdala, che gestisce i ricordi legati alla paura e contribuisce a rilevare i pericoli e a produrre risposte emotive involontarie. Se individua una minaccia, l’amigdala invia segnali alla corteccia prefrontale, la regione anteriore del cervello che ha funzioni come la regolazione delle emozioni. A quel punto possono attivarsi due aree: la corteccia dorsomediale, che spinge l’amigdala a concentrarsi su questi segnali, o la corteccia ventromediale, che riduce lo stato d’allerta. “In una persona con disturbi d’ansia questo processo va in tilt”, spiega Robin- son, “e quindi si prova ansia nei momenti sbagliati o con troppa intensità”.
interocezione. Spesso definita come una sorta di “sesto senso”, è il modo con cui il cervello controlla ciò che succede nel corpo, monitorando fattori come la tensione muscolare o i livelli di anidride carbonica nel sangue. “Spesso l’ansia nasce dal travisamento di un segnale fisiologico”, dice Khalsa. Percepire un’alterazione del battito del cuore, per esempio, può far pensare a un attacco cardiaco.
L’ansia, quindi, sembra dipendere dal collegamento tra la mente e il corpo, ma da dove parte lo stimolo? “Non lo sappiamo”, ammette Khalsa.
La notizia positiva è che insegnando alle persone a valutare correttamente le proprie sensazioni fisiologiche si possono diminuire gli effetti di questo disturbo.