Da adolescente sognavo di aprire una bottega in cui si vendono parole, frasi, incipit, scritte sui muri, versi poetici, slogan, pubblicità, lettere d’affari e d’amore.
Poi venne la dislessia adolescienziale. Gli ormoni appannavano le parole e soprattutto la capacità di ragionare e confrontare. Dopo diversi anni di incertezze si trasformò in una afasia con caratteristiche logico-cognitive. Devastante per la verità e per la comprensione di me e degli altri.
Nella lunga fase politica (troppo lunga e fra virgolette) ho manipolato il pensiero e incrinato il linguaggio. Offrendomi però una piccola barca di salvataggio – ideologica, spirituale, dialettica materialista- per le delusioni e le sconfitte che invece avrei dovuto elaborare.