Franca d’Agostini (logica e argomentazione): La struttura dialogica e dialettica del sapere scientifico è l’esatto correlato delle procedure democratiche. Inoltre, gli interessi della scienza sono universali, in quanto lo studioso concepisce la verità come un bene comune, senza discriminazioni di razza, lingua, sesso o di altro tipo
Giacomo Rizzolati (neuroni specchio): Ci sono verità incontestabili e teorie che si possono dibattere. Ma la discussione deve essere riservata agli scienziati, non può essere estesa a chiunque. Quando una questione è aperta bisogna ammetterlo con franchezza, senza ostentare certezze, come spesso fanno alcuni virologi. In questo senso la scienza è democratica: nel momento della discussione tra gli esperti. Ma è un grave errore portare questi dissidi davanti al pubblico generalista, magari nell’arena televisiva, perché così viene minata senza motivo l’autorità della scienza anche su questioni che invece non sono controverse.
Giuseppe Remuzzi (nefrologia): Io sono fermamente convinto che la scienza non sia democratica… In democrazia vince chi ha più voti. In campo medico, il fatto che moltissimi luminari la pensino in un certo modo non vale nulla di fronte a studi sperimentali rigorosi di segno contrario. In realtà di solito nella scienza ha ragione chi si trova in minoranza, anche se è uno solo contro tutti e riesce ad affermare la sua tesi dopo vent’anni di polemiche…. Il sistema della peer review è per molti aspetti pessimo , perché anche tra i ricercatori sci sono competizioni, pregiudizi e favoritismi, ma finora non ne sono stati inventati di migliori.
Franca d’Agostini: L’accelerazione dei processi di democratizzazione del sapere resa possibile dl web rischia di far saltare ogni principio di autorità. Ciò avviene in tutto il mondo, ma si avverte particolarmente in Italia per la fragilità culturale della classe dirigente: il dibattito pubblico appare smarrito, impazzito.
(La lettura, domenica 21 febbraio 2021. dibattito)