L’Ossessione di conoscere il Futuro – Alessandro Barbero (Napoli, 2021)
Cicerone, De divinatione (44 aC) . risposta a Quinto
tu mi stai parlando di previsione del futuro, va benissimo però, abbi pazienza, è il console Flaminio: ha avuto dei presagi negativi, non li ha voluti ascoltare e i presagi negativi si sono realizzati, e il console è stato sconfitto. Ma se avesse ascoltato i presagi non sarebbe stato sconfitto? e allora il futuro non si sarebbe realizzato? (37:11)
io comunque non voglio conoscere il mio futuro. Cosa serve conoscere il proprio futuro? Cosa sarebbe servito a Pompeo? Pompeo che ha passato anni e anni di gloria e di vittorie, cosa gli sarebbe servito sapere che alla fine sarebbe morto sconfitto, in fuga, trucidato da sconosciuti mentre era abbandonato da tutti? se anche fosse vero che voi lo sapete prevedere il futuro io non vorrei comunque saperlo.(38:07)
Cicerone aggiunge che in verità Pompeo era uno che ci credeva moltissimo alle viscere e ai prodigi. I vecchi rituali bisogna osservarli comunque, su questo Cicerone è inflessibile: per il bene dello stato e per il bene della religione professata da tutti io ritengo che appunto i riti degli aruspici bisogna assolutamente continuare a osservarli, ma qui siamo da soli e non ci sente nessuno, dice cicerone, e quindi io ti dirò: tu hai citato esempi storici, te ne cito anch’io: è pieno di esempi di predizioni completamente sbagliate. A Pompeo per esempio gli aruspici avevano predetto che avrebbe vinto contro Cesare, e qui Cicerone aggiunge, e in verità Pompeo era uno che ci credeva, ci credeva moltissimo alle viscere e ai prodigi. (39:16)
Cita una battuta di Catone il quale diceva: mi stupisco che due aruspici quando si incontrano non si mettano a ridere perché loro lo sanno, ognuno dei due sa chi è e chi è l’altro.(40:42)
Poi ci sono i sogni e Cicerone anche qui si ferma a sottolineare che i sogni: voi mi dite che servono a prevedere il futuro ma in realtà da ogni sogno si può tirare fuori tutto quello che si vuole (40:55)
Le olimpiadi si fanno fino alla fine del IV secolo. Le abolirà Teodosio perché sono fatte in ossequio degli dei e ovviamente il cristianesimo non può permetterlo.
Il verdetto di cicerone è che tutte queste cose sono tutte invenzioni nostre perché noi abbiamo questa ansia di conoscere il futuro, ma adesso, ripete cicerone, guai a sospendere questi riti: il popolo ci crede. E abbiamo visto che non solo il popolo ci crede. L’argomento di Cicerone: per non urtare le credenze popolari e per lo stato è una cosa fondamentale perché il popolo vede che lo stato comunica con gli dei e prevede il futuro. Non a caso tutto questo si fa in segreto, poi al popolo si comunica solo il risultato. Non a caso tutto questo si fa con rituali complicati che bisogna conoscere. C’è un grande vantaggio per lo stato, dice Cicerone, nel conservare queste istituzioni dei nostri antenati. Ma io non riesco a credere che gli dei perdano davvero il loro tempo a mandarci dei segnali, e per di più, dice ancora Cicerone: ma se davvero gli dèi ci vogliono tanto bene come dite voi e vogliono aiutarci a prevedere il futuro, ma perché non ce lo dicono un po’ più chiaro, perché è tutto sempre così complicato suscettibile di interpretazioni opposte? già questo basterebbe per concludere che non sono gli dei che cercano disperatamente di aiutarci. (43:03)
L’astrologia è una delle poche tecniche di previsione del futuro esistenti nell’antichità che sia sopravvissuta a quella che è una delle più grandi cesure della storia umana e cioè l’avvento del cristianesimo. L’avvento del cristianesimo ha portato via gli aruspici ha portato via gli auguri. (45:05)
L’astrologia è rimasta perché nella prospettiva fortemente intellettuale che caratterizza la cultura medievale, è scontato che l’universo è stato voluto da dio e creato da dio in modo razionale. Dunque l’astrologia rimane, anzi più la società medievale si fa sofisticata e complessa nei secoli dopo il mille fino a culminare nel rinascimento, e più l’astrologia si sviluppa e viene seguita con attenzione. I potenti del rinascimento sono circondati di astrologi e badate bene non si tratta di ciarlatani, ma si tratta di scienziati detentori di un sapere complesso e sofisticato, tanto per capirci Galileo faceva gli oroscopi. Non dobbiamo assolutamente immaginare che lo spirito scientifico moderno sia entrato immediatamente in rotta di collisione con la persuasione che questo immenso spettacolo (l’universo dell’astrologia) fosse una lingua in cui dio ci parlava. (45:55)