once in the bloom

Concetti fluidi e analogie creative, 1995, di Douglas R. Hofstadter e il gruppo di ricerca sulle analogie fluide. Concetti fluidi e analogie creative. Modelli per calcolatore dei meccanismi fondamentali del pensiero

(p.17)Durante la revisione della prima stesura di questo Prologo, ho deciso di sostituire la frase once in a while (una volta ogni tanto), verso la fine del secondo periodo, con la più vivida once in a blue moon. Perciò ho cominciato a scrivere la correzione; ma prima ancora di rendermene conto, ho visto sullo schermo la frase once in a bloom e sono rimasto di sasso. (In un certo senso, mi spiace di avere scoperto troppo presto quell’errore, visto che ancora mi chiedo che cosa avrei scritto se avessi continuato). Si era trattato di un classico errore di battitura e sarebbe stato molto semplice tornare indietro e correggerlo, senza stare a pensarci su; ma qualche cosa in questo pur piccolo errore mi aveva colpito, facendomi pensare: «Perché è successo qui e ora?». È evidente che la «oo» di moon era scattata, con una falsa partenza, dal cervello alle dita prima della «m» e prima di «ue»; ma perché proprio «oo» invece di «m» o «n»? Certo, perché «oo» e «ue» danno lo stesso suono vocalico; ma come mai le mie dita erano state tanto furbe da saperlo? Per essere più precisi, quale meccanismo aveva fatto sì che la somiglianza fonetica producesse l’errore di anticipazione? Il quesito era già abbastanza interessante, ma mi è sembrato che dietro vi fosse dell’altro. Dopo tutto, anche la «m» era scattata in avanti, saltando lo spazio e legandosi alla errata grafia di blue. Come mai?… Questa sottile confluenza di fattori nascosti, che contribuiscono a un piccolo evento di livello superficiale. (p.751) Quando, un anno fa, ricevetti la prima versione della traduzione, volli subito controllare come era stata resa la storia del mio errore di battitura su blue moon (all’inizio del Prologo). Sapevo che sarebbe stata una cartina di tornasole per tutto il testo. Il mio errore era stato rimpiazzato – al 100 per cento – con un fittizio errore di battitura in italiano, usando un’espressione idiomatica che non avevo mai neppure udito («a ogni morte di papa»), ma che, in un certo senso rarefatto, conservava lo spirito del mio errore in inglese. Ero perplesso: un po’ turbato, un po’ incantato, e molto poco certo di quel che in realtà pensassi. È vero, quel minuscolo frammento della mia vita era stato falsificato, ma con le migliori intenzioni, e in un modo piuttosto fedele alle idee più profonde che volevo far capire ai miei lettori.