Suv mon amour

Henri Keuter, Evert de Vos e Luuk Sengers, De Groene Amsterdammer, Paesi Bassi (Internazionale 1586 | 25 ottobre 2024)

Al centro c’erano in particolare libertà e anticonformismo: due valori accostati all’automobile fin dagli esordi. Ma se un tempo al volante c’era sempre un uomo, oggi i produttori di automobili puntano soprattutto sulle donne. Nelle pubblicità compaiono al volante “donne audaci, assertive e indipendenti”.

Negli spot dei suv non ci sono letteralmente limiti. Libertà, autonomia, personalità, protezione della famiglia e passione per i viaggi non sono mai messe in discussione rispetto alle loro conseguenze. Chi guida un suv non si trova mai a dover fare i conti con la libertà, la sicurezza e il benessere degli altri. E questo si può per donare in un sogno, ma se diventa l’immagine della realtà c’è un problema. In effetti non tutti condividono questa idea di benessere.

Secondo Lauer le due giustificazioni più diffuse per l’acquisto di un suv – sicurezza e spazio interno – vanno interpretate come eufemismi. “La sicurezza non è la sicurezza stradale, ma la sicurezza personale. Lo spazio non è lo spazio di carico ma lo spazio sociale, incluso il privilegio di poter attraversare luoghi inospitali per allontanarsi dalla società”.

Il conducente tipo di un suv è una persona – uomo o donna –un po’ frustrata: ha un lavoro, una famiglia e responsabilità, una vita che magari non corrisponde all’immagine che ha di sé, quella di una persona libera di fare quello che vuole. Così diceva Alexander Edwards, presidente della Strategic Vision.

Per la maggior parte dei guidatori un suv non soddisfa un bisogno pratico, ma è l’espressione di una carenza emotiva alimentata da un marketing ben studiato.

Secondo un’indagine del Wwf, nel 2019 in Francia i costruttori di automobili hanno speso quasi due miliardi di euro per cercare di vendere i loro modelli maxi, molto più di quanto hanno speso per pubblicizzare berline e utilitarie. La popolarità dei suv non è dovuta quindi alla domanda ma all’offerta.

In media un suv in Europa costa a chi lo compra il 59 per cento in più di una berlina. I costi per chi lo produce, però, non aumentano in modo proporzionale alle dimensioni dell’auto. I costruttori chiedono indicativamente due terzi in più per un’auto che è al massimo di un terzo più spaziosa e che producono a un costo poco più alto di un’auto normale. 

Se tutti i suv messi insieme formassero una nazione, questa sarebbe al sesto posto nella classifica mondiale dei paesi con le maggiori emissioni, con novecento milioni di tonnellate di anidride carbonica. È quanto risulta da un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia. Per compensare questi numeri, gli scienziati hanno calcolato che le auto elettriche in circolazione dovrebbero essere il doppio rispetto a oggi. E un suv elettrico, allora? La sua impronta complessiva è superiore del 70 per cento di quella di un’auto elettrica standard. Un ibrido, allora? Alimentato sia da un motore elettrico sia da uno a combustione, farebbe parte delle macchine più pesanti sulla strada.

L’emission pooling è un’altra spiegazione alla crescita indisturbata dell’offerta di suv nonostante le norme antiemissioni. Bruxelles ha permesso ai produttori di auto di formare delle alleanze prima che le loro emissioni venissero quantificate. Quindi unendosi a un produttore di auto elettriche un costruttore di suv può far abbassare il suo valore medio di emissioni.

 

Il suv è estremamente pericoloso in città e inutile in autostrada. Previene incidenti mortali causandone allo stesso tempo molti altri. Convince i potenziali compratori facendo leva sulla loro indipedenza. Ricorda ai proprietari ciò che non hanno. È tollerato per il bene del clima, ma contemporaneamente avvicina i disastri da cui si spera di fuggire. È amato e deriso. Il suv è una grande contraddizione. Un conflitto su ruote.

 Il colpo di grazia per il suv sarà una normativa stringente sull’efficienza energetica. I Verdi l’avevano proposta al parlamento europeo ma non sono (ancora) riusciti a farla approvare. “Non è stupido”, si chiede Eickhout, “che il tuo bollitore debba rispettare un sacco di normative energetiche ma la tua auto no?”.