Caro Giuliano, oggi tocca agli indizi.
Chi ha rubato la gallina? Nella foto (di-non-so-chi) ci stanno i SEGNI lasciati da una gallina (merlo), da un cane e da un uomo.
Bastano questi indizi per essere certi del colpevole?Lo strapazzato Peirce diceva che vi è contiguità tra la cosa e la sua immagine. Quindi la fotografia dell’indizio è sufficiente per arrestare il ladro di galline.
Ebbene, il criticone di turno sostiene che sono tutte balle perché la foto dell’impronta non può mai essere l’impronta. La fotografia di una traccia non è la traccia. La fotografia non è né la copia né il calco dell’impronta.
Inoltre, l’impronta nella neve non è neppure la scarpa, ma solo il segno di quella scarpa. Anche se avessimo le scarpe del ruba-galline non servirebbero a condannarlo perché in quelle scarpe ci potrebbero entrare tanti altri piedi.
Forse, per arrestarlo senza dubbio alcuno, dovremmo avere una foto del ruba-galline mentre insegue la preda… Non è possibile perché la foto non è la traccia lasciata dal colpevole, ma una elaborazione ottica e chimica, oggi digitale, di quella traccia lasciata dai fotoni che prima hanno attraversato il suo corpo e poi l’obiettivo lasciando un segno in numeri binari.
Conclusione. Non c’è colpevole! Il ruba-galline non è altro che un tranquillo signore col cappotto e il cappello di pelo, a passeggio con il suo barboncino, avvolto in un cappottino per cani, che zompetta dietro un merlo (gallina) che zampetta nella neve.
Tutto questo per dire che mi sono rotto i coglioni di tutti questi telefilm in cui si raccolgono unghie tagliate, microfili di microfibra, gocce evaporate, scaglie di forfora o di vernice (verde pastello cucina americana 1953), sangue raggrumato…e Basta con il sangue raggrumato!
Per chiudere allego l’immagine che ho registrato con la mia fotocamera.