La rivolta, di Donatella Di Cesare, conferenza
Rivolta è una parola prettamente italiana, dal verbo rivolgere. Nasce nelle città italiane. Machiavelli introduce nella sua teoria politica la parola STATUS, per indicare una forma di governo stabile, immutabile. Rivolta esprime un forte rifiuto dell’autorità, indica innanzi tutto un voltafaccia, cambiare parte, sottrarsi all’obbedienza. Con la rivoluzione francese il termine rivolta compete con quello di rivoluzione.
Luigi XVI: È una rivolta? Liancourt: No sire, è una rivoluzione!
Rivoluzione è presa del palazzo. La rivolta è un moto spontaneista, è caotica e non aggredisce veramente il potere. Non sa governare e non sa governarsi.
Il simbolo della rivoluzione è la locomotiva: rivoluzione e progresso.
Benjamin è il primo a mettere in dubbio questa cinetica rivoluzionaria: vede criticamente il progresso. Si lascia alle spalle una concezione dialettica della storia e vede la catastrofe del capitalismo avanzato. La rivoluzione è tirare il freno di emergenza.
Che ne è della rivolta dopo la caduta del muro di Berlino? Oggi politica statocentrica, nazional-sovranistica.
Spinoza. Indignazio non è soltanto una reazione etica ma una risposta politica suscitata dall’abuso di potere.
Fino a qualche decennio fa erano le fabbriche e le università i luoghi da cui si scendeva in piazza. Il lavoro e lo studio non creano più comunità.
Si scende in piazza per avere un faccia a faccia con il potere. Il potere non ha nome, non ha indirizzo, non capiamo dove sta. Molti sono convinti che dietro ai governanti ci siano i burattinai, Noi non riusciamo ad avere un rapporto con il potere perché non sappiamo dove a chi fare riferimento, i cittadini si sentono ingannati.
Il complottismo è un’arma di depoliticizzazione di massa.
Lo spazio pubblico è un’architettura politica, disegnata dal potere che decide chi ha diritto di apparire.
Lo Stato conduce una guerra contro i migranti con la complicità dei cittadini, che accettano di respingere.
La rivolta è un fenomeno come la migrazione: viene presentato come qualcosa di caotico di disordinato.
La disobbedienza è diventato un valore solo nella seconda metà del novecento: da processo ad Heichman.
Gandi, Luther King: disobbedienza valore costitutivo, diritto del cittadino.