Conversazione con Carlo Rovelli, APhEx n. 22, 2020
CONTRIBUTI DELLA FILOSOFIA ALLA FISICA
Analisi dei concetti usati nelle teorie fisiche
Chiarire il ruolo delle assunzioni alla base della teoria fisica (Mac apre la strada a Heisenberg)
Chiarire gli aspetti metodologici (Carnap, Popper ; Kuhn, Lakatos)
Chiarire questioni generali che confondono (nozioni come esistenza, possibilità)
Entrare a gamba tesa nell’interpretazione di teorie
Chiarire questioni concettualmente sottili.
Suggerire prospettive nuove (per es. Jenann Ismael sulla relazione fra fisica e strutture complesse umane)
« Qualcuno ha scritto che gli scienziati non fanno davvero nulla se prima non glielo permettono i filosofi. Penso che in fondo sia vero. » (P.4)
“per noi l’esperienza del tempo è diversa dal ticchettio di un orologio. Un orologio non ricorda il passato, non anticipa il futuro, è inconsapevole del tempo: si può dire che il tempo non esiste per un orologio. Quello che noi chiamiamo tempo è il nostro abbracciare il presente e un po’ del passato e un po’ del futuro…La nostra esperienza del tempo coinvolge la specificità della nostra struttura mentale, riguarda noi, non gli orologi. Il funzionamento della nostra struttura mentale a sua volta dipende dalla fisica degli oggetti macroscopici.(P.6)
“quello che chiamiamo tempo è una struttura complessa, che dipende in parte dal nostro cervello, in parte dal fatto che siamo in una parte dell’universo con un gradiente di entropia, in parte dal fatto che osserviamo l’universo a scala molto maggiore della scala di Planck, in parte dal fatto che ci muoviamo lentamente, che siamo una regione dello spazio-tempo di piccola curvatura e così via. Ciascuna di queste condizioni, che sono contingenti, determina un aspetto della temporalità, così come una città è fatta di case, templi, istituzioni, mura, palazzi. Il modo in cui la maggior parte delle caratteristiche del tempo “emerge” lo capiamo. Ci possiamo chiedere, cosa resti della temporalità nell’ambito più generale, quando nessuna di queste condizioni sia verificata. Io credo che quello che resti sia un semplice accadere, non strutturato in un tempo comune, non orientato, discreto e non continuo.” (P.9)
“Il sole, di per lui, non sorge e non tramonta. Dunque, “sorgere” e “tramontare” non sono oggettive caratteristiche del sole. Ma non c’è nulla di “soggettivo” nel fatto che il sole tramonti. È evidentemente un solido fatto reale e obbiettivo che ieri sera il sole sia tramontato. Come conciliare le due osservazioni? Facile: il tramontare del sole è un fatto reale, ma non riguarda solo il sole: riguarda il sole e la nostra posizione sulla Terra (che gira). Si tratta quindi di un fatto reale obiettivo, ma relazionale. Attenzione: non relazionale rispetto al nostro spirito, a un soggetto Kantiano trascendente, o a qualcosa di specificatamente umano: il sole tramonta anche per i muri delle case. La relazione è fra il sole e gli oggetti fisici situati sulla superficie della terra. Molte cose nella natura sono così: oggettive ma relazionali. Penso che la freccia del tempo sia la stessa cosa: perfettamente oggettiva, ma relativa al nostro modo di interagire con il mondo, dove “nostro” significa: relativo a quei sistemi (o processi) fisici che noi siamo. “ (P.10)
”il tempo” non è solo quello misurato dagli orologi, è la permanenza del passato nel presente di cui parla Husserl, e questa, è un fenomeno dovuto alla specifica fisica del nostro cervello, non alla fisica del mondo in generale. La seconda correlazione va nella direzione opposta. Io penso che non ci sia nulla nella nostra coscienza che non sia in linea di principio comprensibile nell’ambito della fisica nota. Ma di fatto ci sono mille cose che ancora non capiamo. Penso che per capire il fenomeno reale che chiamiamo oggi “coscienza” (strano termine molto vago che rimpiazza altri termini altrettanto vaghi del passato come “anima”, “spirito”, “soggetto” …) sia necessario vederlo come un processo temporale, in cui la gestione di informazioni specificatamente temporali sia centrale. Noi creature “coscienti” siamo, in parole povere, esseri nel tempo. “ (P.10)
«La confusione sul tempo viene dalla difficoltà di districarne gli aspetti fisici (a loro volta più o meno generali o più o meno contingenti) dagli aspetti che dipendono dalla struttura specifica del nostro cervello. Chiarire come funzioni la mente (cioè il cervello) ci aiuta a capire l’esperienza che chiamiamo il passare del tempo. Capiamo ancora poco del cervello, ma le neuroscienze stanno dando indicazioni importanti, secondo me.(P.11)