Massimo Cacciari: Scienza e Filosofia. Festa Scienza e Filosofia, aprile 2022
Limiterò a una esposizione di metodo sotto il profilo storico ed epistemologico, ma cercando di invitarvi a riflettere sul problema al di là di stereotipi che vanno per la maggiore e che danno tutti più o meno per scontato il fatto che tra filosofia e scienza non vi possa essere più alcun rapporto. È un vecchio discorso, comincia da un secolo e mezzo a questa parte e poi è stato ripetuto e glossato variamente in modo più o meno volgare e ripetitivo. (1:52)
prima di tutto occorre chiarirci sui termini fondamentali: perché noi sappiamo che all’origine filosofia e scienza – se noi con scienza traduciamo il greco episteme – non vi è alcuna differenza. Nel pensiero classico filosofia ed episteme sono perfettamente sinonimi e sostanzialmente la cosa continua a valere fino ai grandi classici del razionalismo moderno. la crisi si determina nella seconda metà dell’ottocento, dopo l’idealismo classico. Come dice Hegel a sentir parlare di metafisica la gente fugge come davanti a un appestato. Tutti ce l’hanno con questo termine: metafisica, sia scienziati sia filosofi. (2:43)
Metafisica, questo termine viene introdotto nel discorso filosofico unicamente per distinguere i libri di Aristotele pubblicati dopo quelli dedicati alla fisica. Ma originariamente fisica e metafisica sono indistinguibili nel pensiero aristotelico. Si tratta di una pura distinzione di comodo (4:33)
I libri della fisica spiegano o cercano di spiegare le ragioni del movimento, della motilità degli enti. E i libri metafisici sono quelli che spiegano i principi in base ai quali io predico l’ente, ma, non solo predico l’ente perché è indistinguibile l’aspetto gnoseologico da quello ontologico, spiego anche le cause fondamentali della motilità degli enti che era il tema dei libri della fisica. Quindi assoluta inseparabilità. (5:50)
fisica e metafisica sono momenti di una esposizione assolutamente unitaria, ma vorrei provocare dicendo che questo secondo me vale per tutto il pensiero anche precedente. Questa è una idea del tutto mia personale che non è certo condivisa dagli storici della filosofia. (6:42)
vi è una lettura, forse dovuta anche in parte a Platone, del tutto logica della grande dottrina parmenidea – tremendo Parmenide – una lettura in chiave del tutto logica dell’essere parmenideo, a me pare una lettura del tutto assurda. Primo perché il libro di Parmenide che guarda caso si intitolava Peri Physeos e quindi riguardava la physis, qualunque sia il concetto che abbiamo di physis, quello che noi non abbiamo altro modo di tradurre se non con natura. Ma poi, qual è il soggetto di quel è che non può non essere di cui è proibito dire non è, qual è il soggetto di quel è che è indistruttibile, che è eterno, che è infinito, qual è il soggetto di quel è se non la physis? (7:29)
è del tutto logico pensare in assoluta coerenza con tutto il pensiero precedente, Anassimandro in particolare ma anche Eraclito, che ciò che è eterno e indistruttibile, che non è nato né può perire, è la natura, è physis. (8:54)
La metafisica definisce i principi in base ai quali il mio discorso è consistente, cioè non contraddittorio, qualunque discorso in qualunque campo, e insieme i principi in base ai quali l’è dell’essente è predicabile. Dimensione logica e dimensione ontologica strettamente connesse. Senza un discorso che sia fondato su principi tali da renderlo consistente (è essenzialmente questo principio per Aristotele, è il principio di identità e di non contraddizione da cui derivano altri, ma il nucleo fondamentale, il nocciolo è quello) in base a questi principi metafisici (sono i principi in base ai quali io predico l’ente ma nello stesso tempo è l’ente stesso che non può essere altro da ciò che è) e quindi di nuovo come per Parmenide a mio avviso la dimensione logica e la dimensione ontologica vengono a connettersi. (9:41)
metafisica come quella parte della fisica che riguarda i principi in base ai quali io riesco a predicare in modo non contraddittorio l’essenza dell’ente (11:16)
navigazione la prima possiamo dire propriamente quelle in cui usiamo il bel termine filosofico che è anche della scienza di tutta la vera scienza in cui io mi meraviglio dell’ente perché senza questo primo momento di meraviglia di stupore che suscita l’indagine, la ricerca, non vi è ne filosofo ne scienziato vi è soltanto uno storico della scienza o della filosofia, vi è soltanto un erudito. Non vi è invenzione né scientifica né filosofica e artistica né niente, quindi la meraviglia nel senso pieno ovvero che avevano i classici di questo termine. La prima meraviglia: che noi siamo nella physis, parte della physis, della natura.(11:58)
seconda meraviglia: che possiamo predicare in questa natura che possiamo cercare di dire che cosa è questa natura. ( l’epidomide di platone)
la prima meraviglia: che l’ente è,
la seconda meraviglia: ma guarda questo ente si struttura secondo forme, secondo numeri – il pitagorismo di Platone da cui nasce tutta la scienza classica. Meraviglia metafisica. (13:00)
Terza navigazione: chi è costui che legifera, diremmo con termini moderni, chi è costui che predica, chi è costui che in base a numeri stabilisce leggi della natura, chi è questo soggetto? Costui che sembra davvero essere il soggetto, l’hypokeimenon (sostrato, ciò che sta sotto, la materia come fondamento della forma)?
questo soggetto vediamo subito che non è soltanto il soggetto che calcola e misura, è soggetto pratico. Prassi nel senso classico del termine, nel linguaggio classico si intende per prassi quella forma del fare che ha a che fare con la polis. Prassi ha un significato tecnico nella filosofia classica, prassi ha a che fare con il fare la polis, è fare la polis. (16:26)
non basta dire che l’uomo è quell’animale dotato di logos, che è capace di quel logos, ma devo anche capire se l’uomo è anche un animale capace di polis.
lo scienziato e il filosofo sono appunto diaporetici per eccellenza, sviluppano la aporia. quando si trovano e la strada manca davanti a loro, chiedono ulteriormente, cercano di dire ancora, sentono la necessità di continuare a dire, cioè a sviluppare il problema(17:40)
chi è l’ego che riesce a misurare calcolare, dotato di logos appunto quindi metafisico e fisico insieme; metafisico perché dispone di questi principi che non vengono certo direttamente dall’esperienza empirica della natura, che sono a priori diremmo noi, ma che nello stesso tempo si applicano così straordinariamente alla considerazione della natura. o cerchiamo di vedere e scopriamo che magari invece non si applicano completamente. (23:32)
ci sarebbe tanto da discutere a proposito del cosiddetto errore cartesiano, ma Cartesio è il primo che quando dice cogito intende anche sentire, intende anche l’affetto, intende anche il sentimento, tutto questo dice Cartesio chiaramente. Questa dimensione di inconscio irrompe già allora, certo non è una strada che viene seguita scientificamente, viene solo accennata tuttavia perché porre delle separatezze. (25:25)
se la metafisica viene avvertita come l’appestato è dovuto al 99 per cento ai filosofi, primo perché hanno contrabbandato per filosofia una cosa che non c’entrava niente con la filosofia, cioè qualcosa di separato dalla scienza. Da quando hanno cessato di capirci alcunche della scienza hanno fatto una sorta di secessione. Quindi la responsabilità di queste due culture di questa maledizione delle due culture sta rovinando anche la nostra educazione, la nostra paideia la nostra bildung, la nostra scuola è colpa di filosofi. (28:59)
i fondamenti metafisici della scienza della natura è un titolo di una grande opera di kant che è molto più importante. (30:12) … Kant indicava quali sono i principi immanenti alla scienza della natura, ma non è che dettasse di principi alla scienza della natura, cercava di spiegare quali erano i principi della e nella scienza della natura che permettevano a questa indagine di essere appunto scientifica e non empirica.
la metafisica è l’apertura con meta la fisica è oltre la fisica ma non oltre nel senso che è un’altra dimensione un altro mondo oltre perché con la fisica. (33:25)
intendere la metafisica come una interrogazione aprente, a partire dai problemi stessi che la fisica e la scienza danno, esprimono a partire da quei problemi, dentro quei problemi nella concretezza di quei problemi logici ontologici. (34:00)
l’ente si dice in molti modi ma quello che è essenziale è che tutti questi modi in cui dico l’ente si riferiscono a qualcosa che è, all’ente altrimenti di cosa parlo? devono riferirsi all’ente ma il discorso non finisce qui … è un’apertura metafisica secondo me di straordinario valore che non è stata valorizzata dalla metafisica se non forse in quello che ritengo essere sempre più il sommo cioè leibniz, perché è quello che davvero dall’interno della specificità del suo operare scientifico e matematico, eccetera, è metafisico nel senso che ho detto, vede come dal vivo quei problemi fisici matematici …(36:02)
la singolarità dell’ente, e il termine usia richiama per forza la singolarità dell’ente, non può essere fondata, cioè non posso darmi un fondamento, sta nell’abisso, nella assenza di fondamento. … è cosa di tantissimo conto perché significa che ogni ente è singolare in sé, è qualcosa di assolutamente unico ed irripetibile. E che non significa affatto che non sia in relazione con ogni altro, in relazione in quanto singolo e irriducibilmente singolo, certo che posso calcolarne le relazioni, certo che posso saperne anche le cause in termini probabilistici (39:10)
certo che possono conoscerne le connessioni ma riguardano sempre le connessioni di questo singolo, di questo irripetibile singolarità. (40:15)
ma ciò che era non è determinabile, definibile…posso determinarne definirne invece alcune specifiche qualità alcuni specifici aspetti ma non la sua singolarità non ciò per cui è quel singolo che è e ciò li da e gli conferisce tutto il suo valore cioè il fatto che tu non sei ripetibile (40:31)
è una metafisica che apre ad una concezione, visione dell’essente come a qualcosa che proprio grazie alla sua singolarità (nulla di astratto, massima concretezza) non può essere scambiata con nient’altro, è un valore non scambiabile, è una ontologia questa sì ma è una ontologia filosoficamente aperta che apre immediatamente ad una dimensione etica ad una dimensione politica (41:03)
questa apertura etica politica non è separabile da tutto il discorso che ho fatto fisico metafisico ma altrettanto richiedere al fisico e anche al metafisico fisico di riconoscere l’inevitabilità di questa ulteriore navigazione e di prenderne parte e di parteciparvi (41:57)
una relazione non avventizia non ché per caso qua e là qualche volta uno si interessa di filosofia e l’altro di scienza, che non interessa evidentemente a nessuno, ma una coscienza reciproca della necessità di questa relazione non avventizia. Ma per che cosa? ma per la nostra civiltà, perché se non vi è questo riconoscimento e questa relazione, e da un lato vi è una specializzazione tecnico scientifica, cioè una scienza che diventerà inevitabilmente sempre più è meramente tecnica, e dall’altro una filosofia letteraria, saggistica, esperienziale, ne va della nostra civiltà, ne va della civiltà di Platone degli aristotele dei cartesio dei Leibniz, degli spinosa, dei Kant e della civiltà di tutti i grandi fisici che io conosca nel contemporaneo perché se devo capire qualcosa di filosofia greca leggo due tre saggi di heisenberg, (42:29)
la pratica filosofica come quell’interrogazione che produce e che tende a produrre sempre la relazione tra i saperi, e a rimontare ciò che costituisce la crisi tra i saperi, perché naturalmente nel contemporaneo questa crisi tra i saperi è sempre all’ordine del giorno perché crescendo la specializzazione è sempre più difficile la relazione. È evidente. Ma tanto più è difficile tanto più diventa necessaria. Quindi la relazione, cioè un sapere filosofico che cerca nei limiti del suo possibile sempre di impostare le proprie questioni in termini che sollecitino questo metodo, questa volontà, questo riconoscimento di relazione- (43:56)
La relazione non è un fatto la relazione come faccio a ridurlo a un fatto. La relazione è un dover essere, è sì un dover essere: ma perché i dover essere sono scissi dall’essere? in che film? sì certo è un dover essere, un dover essere che è tale soltanto se nasce dall’essere di ogni sapere particolare, perché se non nasce dall’essere di ogni sapere particolare questo dover essere sì è una pura predica, che non conterà nulla.
Ma in base al metodo che ho cercato in modo molto schematico di indicarvi questo dover essere dovrebbe apparire come nascere dall’essere di ogni sapere particolare. La pratica filosofica la vedo sempre di più come appunto questa ricerca di relazione, come un linguaggio analogico, cioè che in ogni e di fronte alla molteplicità di saperi parte certo dalla loro distinzione per vederne tutte le possibili forme i possibili modi dell’unità del dialogo, e ogni volta che trova poi anche questi modi queste forme e sempre pronta ad aprirsi a ulteriori differenziazioni perché anche se incontro, se riesco a determinare la necessità della relazione su alcuni aspetti non potrò mai determinarla su tutti.
E poi le relazioni si basano anche sugli assetti che questi saperi di volta in volta presentano e quindi la relazione muterà sempre sarà sempre in mutamento in metamorfosi e quindi la ricerca non potrà mai essere compiuta, terminata.
Ma questo linguaggio della relazione, questo linguaggio analogico secondo me deve essere il proprio oggi di una filosofia che reagisca appunto alla leggenda delle due culture e che può essere una filosofia erede di tutte quelle che vi ho indicato. (45:14)
suscitare interesse interno ai saperi tecnico scientifici, un interesse che sia interno alla loro costituzione perché se non è tale, se non è questo non si può produrre allora appunto il fare filosofia, per quanto consapevoli di tutto quello che vi ho raccontato, resterà, come minaccia di restare ma per colpa della filosofia che non si comprende nei termini che ho detto, un esercizio superfluo, inutile.(48:00)
una storia della filosofia che non sia una storia erudita e una storiografia non critica, non del presente oppure appunto un vago saggismo che alla scienza, alle scienze non può interessare. Io credo invece che il metodo più indicato possa essere ancora detto filosofia, possa essere ancora detto metafisica e possa davvero interessare la scienza nella costituzione dei suoi saperi fondamentali logici e ontologici grazie 848:46)
io credo che la cultura europea e anche la politica europea siano siano a un punto tale da rendere possibile il contraccolpo io mi aspetto il contraccolpo o la catastrofe (52:11)
là dove appunto la scienza si senta in una situazione non dico separata ma completamente distinta, cioè non interessata a quella ulteriore navigazione metafisica, se la scienza non sente questa come una sua ulteriore navigazione ecco che vi è una crisi delle scienze europee, cioè che la loro relazione viene meno e questo secondo me è un problema di civiltà che va affrontato in termini storici e in termini macro politici. (57:11)
l’esperienza religiosa –
religione cristiana bene allora se uno non è un perfetto ignorante deve capire che la nostra civiltà anche dal punto di vista tecnico scientifico è assolutamente inconcepibile se non sulla base di una relazione con la rivelazione cristiana. Molto semplice e questo è stato spiegato da max weber e questo è stato spiegato da tutti i sociologhi degni di questo nome, dagli storici degni di questo nome. Il che vuol dire che non c’è conflitto? certo che c’è stato conflitto ma un conflitto che è inscindibilmente relazione. (1:02:46)
la relazione si costituisce sempre per differenze e le differenze sono sempre anche conflitto (1:04:01)